il caso

«Le nostre donne...», Anderlan fa infuriare l’aula del Consiglio  

L’ex capo degli Schützen si lancia contro il linguaggio di genere. Kompatscher: «Approccio populista. La destra di opposizione incalza anche sugli ex terroristi: «Adesso l’amnistia». La maggioranza non si allinea 



BOLZANO. «Le nostre donne» non hanno bisogno di «schwa», di caratteri speciali per farsi largo anche nella lingua e nella scrittura. Soprattutto se ufficiale. Poco dopo la reazione: «Noi? Non siamo le vostre donne». E ancora: «Calma, “mie donne” è come fosse una dichiarazione d’amore». Infine: «Scusate, ma le donne non hanno bisogno di essere “iperventilate” anche nei comunicati della Provincia». Questo è solo un molto stringato florilegio di quanto andato in scena ieri in consiglio provinciale. Una vigilia di 8 marzo, Giornata internazionale della donna, che ha riproposto stereotipi e acceso la discussione.

A provocare il dibattito, tra «nostre donne», un «non si premi un eccesso di linguaggio di genere» e un molto ardito «le donne del Consiglio sono quasi da commiserare, se contestano questo» è stato l’ex capo degli Schützen Jürgen Wirth Anderlan (JWA). A replicare indignata Brigitte Foppa (Verdi). A provare a mettere tregua, suscitando tuttavia l’effetto opposto con la questione della «dichiarazione d’amore» Bernhard Zimmerhofer (Stf). Andreas Colli, sempre del gruppo di Anderlan ha invece il copyright della iperventilazione. Una mattinata che, a poco a poco, è scivolata su una brutta china, tra alzate di spalle e soprattutto alzate di voce. Anderlan aveva dato fuoco alle polveri con la mozione che partiva così: «Si invita la giunta a provvedere affinché l’amministrazione e le autorità si astengano dall’uso di caratteri speciali all’interno delle parole richiesti dal linguaggio di genere…». Puntando sulla purezza del tedesco, ma sottintendendo anche un certo fastidio per una continua puntualizzazione di genere negli atti. In realtà, il tedesco in Provincia non va di “schwa” ma di desinenze uomo-donna.

Tanto che la stessa Svp si è detta infastidita dall’insistenza delle opposizioni. «Le donne non vogliono più essere sottintese, bensì visibili», ha scandito l’assessora Magdalena Amhof. Anna Scarafoni di FdI si è chiesta cosa mai potesse servire lo “schwa” quando in italiano, ad esempio, è impronunciabile, soprattutto se lo si scandisce per un non udente. E allora meglio proseguire con una prassi che salva tutto, come infatti accade già oggi, specificando il genere della parola quando si riferisce a persone fisiche. Questo, per chiarire la sua astensione in proposito. Il finale? Mozione bocciata 21 a 6 con una astensione. Il tutto, dopo che lo stesso presidente Arno Kompatscher ha guardato Anderlan e gli ha detto: «Ritenere di sapere cosa mai voglia un certo gruppo, ovvero le donne, è un approccio populista, come lo è protestare contro presunte soppressioni».

Scontro sui terroristi

Che la tattica della destra d’opposizione fosse ieri mirata a far emergere le possibili contraddizioni della destra di governo è risultato chiaro con la presentazione di una mozione della Stf intorno agli anni delle bombe. Myriam Atz Tammerle ha in sintesi chiesto che venga concessa «una amnistia ai rimanenti attivisti sudtirolesi». Con questo, riaprendo vecchie ferite. Mai del tutto rimarginate anche in seguito alla grazia concessa a Heinrich Oberleiter. «Con questo atto», hanno interpretato Tammele, Sven Knoll e gli altri del gruppo, «si è sostanzialmente ribadito che i “bravi ragazzi della Pusteria” non commisero omicidi». Sandro Repetto (Pd) ha replicato in punta di diritto: «Attenzione, perché se si chiede la grazia, questo è compito del Quirinale, se si invoca l’amnistia, spetta invece al Parlamento». In ogni caso, ha aggiunto, «se siano stati o meno condannati ingiustamente, spetterebbe alla magistratura e non a noi appurarlo». Dentro questo fronte ( “Non è questo il luogo per avanzare richieste sulla questione ma andrebbe nel caso fatto fuori di qui», ha chiarito Kompatscher) sia la destra di governo che la sinistra d’opposizione di sono trovate d’intesa nel respingere la possibile iniziativa. Votazione rinviata.

La riforma dello Statuto

Più dentro i contenuti politici del momento, invece, la mozione di Team K, Verdi e Pd intorno agli scenari che si stanno configurando sul ripristino delle competenze e la riforma dello Statuto così come inserito negli accordi di giunta e nella intese col governo. «Non va tenuto silenziato questo o percorso, ma va subito ribadito il ruolo del consiglio provinciale come luogo di discussione sui progressi nella questione», ha detto Paul Köllensperger (M5S), dopo che la sua stessa mozione era stata approvata. Sì anche ai Verdi a proposito di una ancor più chiara valorizzazione del Consiglio dei cittadini per il clima e dunque per confermare gli obiettivi della transizio













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