BOLZANO

ll sindaco Caramaschi «sdogana» CasaPound a Bolzano

Il primo cittadino d’accordo con Baur: «Nessuna preclusione istituzionale, sono stati eletti»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Maurizio Puglisi Ghizzi, che è passato in una settimana dalla camicia nera, nella prima seduta del consiglio, a quella hawaiana nella seconda, annusa l'aria che tira. E che cambia un poco: «Se il comportamento del sindaco Caramaschi o del vice Baur è costruttivo, se da settimane non ci sbattono la porta in faccia come altri in passato, perchè non dobbiamo collaborare?». E dunque, ecco l'astensione di CasaPound. Tre "no" in meno per la giunta. Non cosa da poco. E infatti Christoph Baur (Svp), il vicesindaco delle primigenie aperture a destra per ricucire la città divisa, non pensa ad accordi politici ma apre al possibile dialogo. «Voglio capire la ragione del loro successo nei quartieri - ha confermato ieri durante la sua seconda giunta- e, perchè no, parlare anche con i loro consiglieri. E scambiarci impressioni». E anche Renzo Caramaschi, che giudica "distanti come il polo nord e il polo sud i nostri valori di riferimento" esclude comunque «qualunque preclusione istituzionale nei confronti di CasaPound. Sono stati eletti, sono in consiglio, dunque, perchè escluderli a priori? Il loro voto non sfavorevole? Una sorpresa. Ma nessun accordo sotto banco».

Insomma, è cambiata l'aria. Non perchè ideologicamente vi sia una qualche affinità tra questa giunta e il trio a fianco di Benussi (altro "sì" a sorpresa da destra per Caramaschi), ma perchè l'ideologia non sembra più un elemento paradigmaticamente discriminante. «Siamo la giunta del “fare"», aveva detto il sindaco. E se qualcuno propone di "fare qualcosa" perchè non ascoltarlo anche se marcia sul Comune, decidendo di volta in volta se merita una convergenza? Poi ci sono i partiti. Da cui sia Baur che Caramaschi non provengono. E qui la questione si fa più articolata. Perchè c'è chi, come Angelo Gennaccaro dice: «Baur e tutti noi abbiamo preso atto della disponibilità di questa parte della destra al dialogo su alcuni punti. Se questa disponibilità è confermata perchè non attuarla anche da parte nostra? Le idee sulle cose da fare possono provenire da tante parti...». Ma anche chi, come Maria Laura Lorenzini (Verdi) è perplessa: «In consiglio si ascolta tutti. Ma io vorrei si mantenesse una discriminante ideale, più che ideologica verso questa destra. Sui profughi, che è tema che mi sta molto a cuore, siamo distanti anni luce. E vorrei evitare - aggiunge l'assessora - che a CasaPound, per dirne una, venisse assegnata la presidenza di qualche commissione consiliare». Ma è proprio su questo punto, sempre ieri, a conclusione della sua seconda seduta di giunta, che il sindaco ha mostrato la disponibilità a valutare le situazioni per quello che sono e ad accettarle caso per caso. «Le presidenze delle commissioni - ha spiegato - saranno decise dai gruppi e dai capigruppo riuniti. Alcune le vorrei riservare alle opposizioni. Dunque se un gruppo di opposizione si accorda (devono essere almeno 4 consiglieri ndr) potrà capitare che CasaPound possa ottenere una presidenza. Se accadesse ne prenderei atto e sicuramente non potrei oppormi. CasaPound siede in consiglio, ha tre consiglieri, ha ottenuto tanti voti: dunque, quale sarebbe il problema?». Un problema ci sarebbe anche per il Pd. Carlo Bassetti, ad esempio, riconosce che CasaPound «ha saputo lavorare bene nei quartieri. Ma anche la Lega, in alcune occasioni, è riuscita a muoversi facendo leva sul malcontento. Detto questo, detto cioè che non ci devono essere discriminanti personali o istituzionali, a livello politico qualsiasi accordo dovrebbe essere escluso».

Anche fuori dai partiti non è sfuggito il clima che si respira tra destra e maggioranza in consiglio. E qui mette le mani avanti, l'Anpi bolzanina: «Sono sconcertato e allarmato - dice il presidente Orfeo Donatini - del possibile sdoganamento di CasaPound. Nessuna intesa ma anche nessun ipotetico dialogo con partiti figli del populismo perchè si possono ricreare mostri. L'Anpi è sempre al fianco di Innerhofer, Egarter e Thaler, delle vittime sudtirolesi delle dittature. E vorrei ricordare- conclude Donatini - che se governasse Puglisi Ghizzi, darebbe a Baur il nome Cristoforo». Ma l'impressione è che, come sta accadendo per il campo da rugby, in fatto di proposte sul campo il dialogo possa proseguire.













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