Lo sberleffo della rana e la rabbia del vescovo

Scandalo all’inaugurazione del Museion, e la direttrice viene licenziata


di Fabio Zamboni


BOLZANO. Evento. Una parola di cui i giornali negli ultimi anni abusano regolarmente, utilizzandola con disinvoltura al posto di appuntamento, manifestazione. Un evento è un evento, ovvero un accadimento speciale, raro, molto importante. Ecco perché quella domenica 25 maggio del 2008 la parola fu usata a proposito e non certo abusata per annunciare l’inaugurazione del Museion di Bolzano. La prima pagina dell’Alto Adige riportava che il mattino precedente ben seimila persone avevano assistito al taglio del nastro del tanto annunciato e anche travagliato museo di arte contemporanea. Ma la notizia che vogliamo rilanciare oggi nella nostra vetrina domenicale sui fatti salienti dei settant’anni di cronaca dell’Alto Adige, non è tanto l’inaugurazione quanto lo scandalo che nacque assieme al Museion: la durissima polemica innescata dalla rana crocefissa di Kippenberger esposta all’interno del museo proprio nella costosa mostra inaugurale voluta dalla direttrice Corinne Diserens.

Appena spenti i riflettori sulla brillante inaugurazione, si accesero quelli ben più accecanti sulla durissima polemica che vide schierati da una parte i politici della Svp in blocco, con l’appoggio del sindaco Spagnolli e di altri esponenti, dall’altra gli appassionati di arte contemporanea, liberi pensatori, intellettuali di varia estrazione, difensori della libertà assoluta dell’arte.

La vicenda scoppiò già il giorno successivo a quello dell’inaugurazione. E fu il vescovo Wilhelm Egger ad attaccare il Museion e la scelta di esporre quella rana crocifissa che reggeva in una mano un boccale di birra e nell’altra un uovo, pugno nello stomaco di una certa società, metafora di una triste perdita totale di valori: «Esiste il diritto che i propri sentimenti religiosi vengano rispettati. Una mostra di opere simili non aiuta la pace tra le culture e le religioni», tuonò il prelato. L’attacco finì in prima pagina, ma nelle pagine interne del nostro quotidiano già si accennava alle prese di posizione del presidente della Provincia e dell’assessore alla Cultura Sabina Kasslatter-Mur: «Una mancanza di rispetto – tuonò Luis Durnwalder. L’artista non dev’essere del tutto a postoZ.

Ma erano solo i primi fuochi, perché poi fu incendio vero. Il 27 maggio il giornale uscì in Prima con questo titolo a sei colonne: «Durnwalder: via quel crocifisso». All’interno, una pagina intera di commenti e interventi vari, pro e contro. Ma mentre si allargava il dibattito sulle colonne del giornale, altrove i colpi venivano affondati ben più cruentemente: il 31 maggio l’Alto Adige annunciava per la domenica 1° giugno una marcia degli Schützen contro l’oltraggio della rana ai sani principi sudtirolesi, marcia che effettivamente si tenne senza incidenti e nella totale indifferenza dei bolzanini. Ma successe di peggio: il consigliere regionale della Svp Franz Pahl parcheggiò sé stesso davanti all’ingresso del Museion per attuare uno sciopero della fame contro l’opera di Kippenberger. Nel frattempo anche il sindaco Gigi Spagnolli aveva dato ragione a Durnwalder: «Meglio non usare simboli religiosi» aveva prudentemente dichiarato. Nel frattempo Corinne Diserens, direttrice artistica del Museion travolta dalla bufera il giorno stesso dell’inaugurazione, prima si era defilata poi aveva preso decisamente posizione, difendendo la libertà dell’arte e la scelta di ospitare l’opera di Kippenberger: l’Alto Adige del 1° luglio riportava la sua presa di posizione, tutta tesa a difendere le scelte artistiche del Museion, con una sola concessione alla richiesta di una “spiegazione” da esporre accanto all’opera stessa.

Spiegazione che si limitò poi alla rassegna stampa dello scandalo esposta attorno all’oggetto dello scandalo.

Mentre ancora si discuteva della povera rana verde dell’artista austriaco che in quei giorni si sarà rigirato nella tomba (morì nel 1997 a soli 44 anni), al primo scandalo se ne aggiunse un secondo, non meno clamoroso: la direttrice venne accusata di avere sperperato 500 mila euro (diventati poi 900 mila) per allestire la mostra inaugurale e per la cerimonia, soldi di cui sarebbe stato all’oscuro il consiglio d’amministrazione.

E Corinne Diserens, esperta dal pedigree internazionale, finì in disgrazia. L’Alto Adige del 31 ottobre 2008 annunciava il licenziamento in tronco della prima direttrice del Museion. Se non altro, la seconda notizia tolse visibilità alla prima, quella dello scandalo. Anche perché ormai la rana l’avevano vista tutti, e la polemica col tempo si era disinnescata da sola.













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