Macellai a basso costo per le aziende altoatesine: arresti e sequestri

Sgominata un’organizzazione campana che forniva manodopera specializzata nella lavorazione di carni e speck



Militari della Guardia di Finanza di Merano hanno eseguito in Campania ed in Piemonte, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria di Bolzano, arresti e sequestri patrimoniali nei confronti di un sodalizio criminale proveniente dalla Provincia di Napoli e insediato da anni in Alto Adige.

Le indagini, coordinate dalla locale Procura della Repubblica, e svolte con la collaborazione dei funzionari dell’Inps e dell’Inail, hanno sgominato un’organizzazione campana che operava nel settore della fornitura di manodopera a ditte specializzate nella lavorazione delle carni e produzione di speck in Alto Adige.

Il meccanismo di frode era piuttosto articolato: le ditte napoletane infatti, sfruttando il periodo di crisi nel mondo del lavoro e la sempre crescente esigenza di disporre di manodopera specializzata a basso costo, reclutavano macellai ed operai in Provincia di Napoli, oppure cittadini extracomunitari, per farli lavorare presso ditte altoatesine.

I rapporti di lavoro venivano formalizzati attraverso fittizi contratti di appalto, violando in tal modo la normativa sul lavoro. Così facendo, le ditte altoatesine potevano disporre di operai “a chiamata”, fronteggiando al meglio eventuali cali o aumenti di produzione richiesti dal mercato, con un ingente risparmio anche relativamente ai costi di gestione degli operai stessi (contabilità, buste paga, ecc.).

Le prestazioni rese dagli operai venivano fatturate alle ditte locali, che potevano così abbattere i ricavi e quindi dichiarare redditi inferiori su cui pagare le imposte. Dall’altra parte, le fatture emesse creavano un’ingente debito IVA in capo alle ditte riconducibili al sodalizio napoletano che veniva compensato e spesso annullato da fatture per operazioni inesistenti, nella circostanza pari a circa 5 milioni di euro, emesse materialmente dallo stessa associazione a delinquere attraverso l’utilizzo di “prestanomi”, di solito nullatenenti, e a volte di ignari cittadini, che non presentavano la dichiarazione dei redditi.

I lavoratori dipendenti da queste ditte, dietro minaccia di licenziamento, erano costretti a pagarsi i contributi, anche per la quota relativa al datore di lavoro, senza vedersi riconosciute indennità di malattia, ferie, tredicesima, quattordicesima, maternità, ed il sodalizio criminale tratteneva anche gli assegni familiari loro spettanti.

Agli indagati è stata contestata anche la truffa aggravata ai danni dell’INPS, in quanto i contributi assistenziali, attraverso un meccanismo fraudolento, venivano indebitamente compensati e, quindi, non versati.

Complessivamente, l’indagine ha coinvolto nove società (di cui quattro con sede in provincia di Bolzano e cinque in Campania) e ha visto denunciate all’autorità giudiziaria n. 17 persone, per quattro delle quali, tutti incensurati, è stata disposta la custodia cautelare. E.P. di anni 43 e N.S. di anni 41 sono stati associati al carcere di Napoli Poggioreale; per F.E., moglie di quest’ultimo, di anni 38, sono stati disposti gli arresti domiciliari in Casavatore (NA). Un altro arresto è stato invece eseguito in Provincia di Vercelli ove L.P., di anni 55, è stato associato alla locale Casa Circondariale.

Contestualmente sono stati eseguiti sequestri patrimoniali di denaro contante, conti correnti, immobili e beni di valore (gioielli, orologi, preziosi) per un importo pari a circa un milione di euro.













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