Mediaworld, tagliata la paga domenicale 

Azienda in difficoltà: 17 milioni di perdite, poca chiarezza sui punti vendita da chiudere. Sciopero il 3 marzo



BOLZANO. Via la maggiorazione domenicale del 90% per i dipendenti Mediaworld. Assieme ad altre misure molto più drastiche che però al momento non riguarderanno i tre punti vendita del Trentino Alto Adige, l’ha deciso unilateralmente l’azienda. In stato di agitazione i dipendenti, mentre i sindacati hanno indetto uno sciopero nazionale per il giorno 3 marzo. Come precisa Mauro Baldessari, Uiltucs, l’azienda non ha mai accettato di discutere l’integrativo aziendale e, ora, senza contrattazioni col sindacato, ha deciso di chiudere punti vendita, spostare la sede legale e ridimensionare la maggiorazione domenicale dal 90 al 30%. Ricordo che la domenica è di gran lunga la giornata più produttiva». Ergo, è un normale giorno di lavoro.

Fra Bolzano e Merano sono coinvolti 60 dipendenti, stipendi già di per sé bassi, molti lavorano part-time. Insomma, il taglio alla maggiorazione peserà eccome. Ciò che i sindacati non comprendono è questo: se a livello nazionale il gruppo Mediamarket ha delle difficoltà, i punti vendita altoatesini pare vadano a gonfie vele. «Così sostengono i responsabili locali». Per questo si chiede all’azienda un incontro per trattare.

A livello nazionale l’ultimo incontro con Mediamarket si è concluso con la decisione di Filcams, Fisascat e Uiltucs unitamente al coordinamento unitario dei delegati di proclamare lo sciopero nazionale per l’intera giornata del 3 marzo. La decisione di arrivare alla mobilitazione scaturisce dalle azioni che l’impresa ha dichiarato di mettere in atto: 1, chiusura al 31 marzo dei punti vendita di Grosseto e Milano Stazione Centrale: 2, cessazione definitiva del Contratto di Solidarietà il 30 Aprile e la volontà di risolvere definitivamente gli esuberi; 3, trasferimento della sede di Curno (BG) a Verano Brianza (MB) con riduzione dell’area vendita del punto vendita coincidente; 4, l’eliminazione a far data dal 1 maggio delle maggiorazione domenicale del 90% riconoscendo il solo 30% previsto dal Contratto collettivo di lavoro nazionale. «L’impresa - scrive Uiltucs - è mossa dalla volontà di rendere tutti i punti vendita economicamente sostenibili in virtù di un bilancio consuntivo in perdita di 17 milioni di euro e ha precisato che ciò si è determinato perché un maggior numero di negozi ha registrato un andamento negativo rispetto l’anno precedente. La Uiltucs ritiene che l’annuncio di ulteriori chiusure di negozi fatta con così poco preavviso lo rende ancora più inaccettabile, mettendo le lavoratrici e i lavoratori di fronte al ricatto del trasferimento. Considerato che i 17 milioni di perdite, evidentemente, non sono imputabili tutti a Grosseto e Milano Centrale, è stata chiesta all’impresa la lista dei punti vendita in perdita al fine di avere chiarezza sulle future possibili criticità. L’azienda si è categoricamente rifiutata di fornire informazioni in tal senso.













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