Medici senza frontiere: vicenda indegna

Morte di Adan, oggi manifestazione in piazza. La rabbia dei volontari di Sos Bozen: «La Chiesa faccia di più»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Via la circolare Critelli sull’accoglienza dei richiedenti asilo vulnerabili: il caso della morte di Adan, il tredicenne curdo iracheno malato di distrofia muscolare, è sempre più esplosivo. Dopo l’Unhcr, Medici senza frontiere interviene chiedendo la revoca del documento provinciale del settembre 2016. È durissima la presa di posizione della sede nazionale di Medici senza frontiere, che oggi parteciperà a Bolzano alla manifestazione di protesta organizzata alle 14.30 in piazza Verdi dalle associazioni di volontari, tra cui Sos Bozen e Antenne migranti. Due le richieste delle associazioni: dimissioni dell’assessora Martha Stocker e revoca della circolare. La Provincia continua ufficialmente difendere il documento, sostenendo che in casi gravi come quello di Adan l’accoglienza sarebbe stata possibile (massimo tre giorni). Qualche riflessione sulla circolare in realtà è in corso, tra Provincia e Comune. E giovedì durante la seduta del Comitato sicurezza e ordine pubblico la vicenda di Adan è stata analizzata. La famiglia curda, con altri tre figli minorenni, resta all’hotel Alpi, in attesa di partire per Trento, dove verrà messo loro a disposizione un appartamento del progetto Sprar. Il Comune di Bolzano si è offerto di pagare i funerali.

MEDICI SENZA FRONTIERE. È durissima la presa di posizione di Medici senza frontiere, che parla di sdegno «per le condizioni di decine di migranti in attesa di accedere alla procedura di asilo a Bolzano, ai quali non viene garantita un’accoglienza dignitosa, come previsto dalle normative nazionali ed europee. Tra loro, minori non accompagnati, donne sole, famiglie con bambini, persone malate, costretti a vivere nei parchi o sotto i ponti, senza riparo, servizi igienici e con accesso limitato alle cure mediche». Msf ha donato sacchi a pelo e kit igienico-sanitari a Bolzano. «Le persone escluse dall’accoglienza sono assistite solo dai gruppi di volontari locali, Sos Bozen e Antenne migranti, che le informano sui loro diritti, orientandole ai servizi territoriali, e distribuiscono beni di prima necessità», spiega Giuseppe De Mola, referente per il programma migrazione di Msf, «Per il resto vivono in condizioni indegne». Il caso di Adan, accusa De Mola, «dimostra le possibili conseguenze del mancato accesso dei richiedenti asilo ai diritti fondamentali, negati da una circolare che andrebbe immediatamente revocata. L’accanimento delle autorità locali verso persone tutelate da leggi nazionali e internazionali è inaccettabile».

LA RABBIA DEI VOLONTARI. I volontari di Sos Bozen si sono presentati ieri per replicare alla ricostruzione provinciale sugli ultimi giorni di vita di Adan. «I servizi sapevano tutto. Non a caso è stata la Caritas a contattarci», raccontano Karin Cirimbelli e Giancarlo Boggio. Già annunciata una denuncia sulla morte di Adan. Dopo le parole di cordoglio del vescovo Muser, i volontari incalzano: «La Chiesa non fa abbastanza. Abbiamo supplicato il vescovo di aprire le chiese, ma solo tre parrocchie hanno accolto. E non lo faranno più, perché dicono che non possono sostituirsi alle istituzioni». Sono 200 le persone che dormono all’aperto, di cui circa 70 richiedenti asilo. «Per il decoro cittadino la Seab raccoglie le loro coperte e i beni e li distrugge. Nemmeno una stanza per custodire le coperte è possibile avere?». La denuncia più grave riguarda i minori non accompagnati: «Ne abbiamo intercettati 36 in questi mesi. La loro gestione è al di fuori di ogni regola. Può succedere che vengano portati in questura e poi affidati ad adulti che a loro volta dormono all’aperto. Parliamo di minori, ci rendiamo conto? Cosa dicono la Garante dei minori, il Tribunale dei minori, il questore e il prefetto? È necessaria una struttura per l’accoglienza transitoria dei minori».

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