Migranti, le valli offrono solo 221 posti

La Provincia: «C’è tempo fino al 30 settembre». Questura contraria all’apertura del centro emergenza freddo tutto l’anno


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Il bicchiere si può vedere mezzo pieno o mezzo vuoto, ma di sicuro il contributo dei Comprensori periferici con lo «Sprar» - il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati - sul tema migranti per adesso è (decisamente) al di sotto delle attese. In base all’esito di un sondaggio a pochi giorni dalla scadenza (il 30 settembre) per presentare i progetti al Ministero sono stati contati 221 nuovi posti letto così distribuiti: 50 nel Burgraviato, 30 in val Venosta, 44 in Bassa Atesina e Oltradige, 41 nella zona Salto-Sciliar, 31 tra val Pusteria e val Badia e 25 in val d’Isarco. L’Alta val d’Isarco - che già si fa carico della complessa situazione al Brennero - non ha messo sul piatto posti aggiuntivi. Numeri alla mano, di posti – in base alle quote stabilite in relazione agli abitanti dei singoli Comuni – ne mancano oltre 300. Pesa come un macigno, ad esempio, la forte opposizione registrata in val Badia (in centri turistici particolarmente ricchi come Corvara). Sarentino, dopo aver temporeggiato a lungo, ha deciso invece di aderire allo Sprar e di fare per intero la sua parte.

Luca Critelli, direttore della ripartizione famiglia e politiche sociali della Provincia, assicura che la partita è tutt’altro che chiusa. «A Caldaro e in val Badia, nei Comuni che si sono rifiutati di accogliere migranti, ci sono chance oggettive di prevedere i Cas, ovvero i Centri di accoglienza straordinaria gestiti dalla Provincia. Poi c’è una seconda variante, quella dei finanziamenti ai Comuni, che potrebbe contribuire a far cambiare idea a qualcuno proprio in dirittura d’arrivo».

La previsione dei Cas è legata anche alla distribuzione territoriale dei migranti, una volta che ci saranno i dati definitivi dello Sprar.

«Il nostro obiettivo - prosegue Critelli - è garantire una redistribuzione equa sul territorio e, seppur non dall’oggi al domani, contiamo di raggiungerlo».

Il fatto che non ci siano stati nuovi arrivi ad agosto e settembre ha dato modo alla Provincia di muoversi senza eccessiva fretta, posto che gli stessi funzionari sono consapevoli che - chiusa la rotta in Libia - potrebbero esserne aperte altre a breve sempre sul Mediterraneo. Proprio nelle scorse ore ci sono stati nuovi sbarchi in Sardegna dall’Algeria. Questa potrebbe essere una nuova rotta e lo stesso si teme possa accadere con il Marocco.

In questo contesto la città di Bolzano resta per adesso alla finestra in attesa di capire bene quando ci sarà una vera redistribuzione in periferia. La Questura, invece, ha fatto capire al Comune di essere contraria all’apertura, tutto l’anno, del nuovo centro di emergenza freddo in Zona industriale, perché potrebbe fungere da calamita per altre decine di migranti.

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