Lo studio

Minori, 240 «invisibili»: sette su dieci sono italiani 

Il rapporto Astat sul sociale nel 2021: 293 persone con patologie psichiche e 135 con dipendenze. Nel 2020 nelle Rsa 540 decessi in più. L'assessore provinciale Waltraud Deeg: «Effetto dei vaccini come della carenza di personale»



BOLZANO. I numeri contenuti nel rapporto Astat sui presidi sociali parlano di sofferenza, di fasi della vita, di divario sociale. Emblematici i quasi 240 minori che vivono nelle strutture del territorio. Il documento è anche una fotografia del primo anno dopo lo scoppio del Covid. Le conseguenze si leggono nei numeri: nel 2021 nelle case di riposo altoatesine sono morte 542 persone in meno rispetto al 2020. «Un ruolo importante – spiega l’assessora Waltraud Deeg – lo giocano i vaccini, ma incide anche la carenza di personale. Seicento posti letto devono essere tenuti liberi, quindi è calato anche il numero degli ospiti». L’indice di mortalità è sceso dal 41,8 al 30,6 per cento.

Un’indagine a tutto campo

L’indagine riguarda 6.889 persone: si tratta di “over” soli o non più autosufficienti, persone con disabilità o affette da dipendenze, minori privi di tutela e persone in situazioni di disagio sociale.

I posti disponibili nei 302 presidi sono 7.672, distribuiti su tutto il territorio provinciale con una concentrazione un po’ maggiore nel Burgraviato. La maggior parte dei presidi sociali è dedicata alle persone anziane, con 112 strutture e 4.468 assistite e assistiti. Le donne sono la maggioranza: ben 3.093 a fronte di 1.375 uomini.

Nelle 95 strutture per persone con disabilità sono seguiti 1.474 altoatesini; i minori assistiti invece sono 239 in 41 presidi. L’indagine Astat conta 293 persone con patologie psichiche in 27 strutture; 280 altoatesini destinatari di progetti di inclusione sociale; 135 persone con dipendenze, assistite in 13 presidi.

Tra 2020 e 2021 non si sono registrate variazioni importanti in tema di persone con patologie psichiatriche assistite nelle strutture del sociale. La maggior parte di loro, due su tre, usufruisce dei servizi di riabilitazione lavorativa.

La terza età

Le Rsa e i centri di degenza per la terza età nel 2021 sono state utilizzate all’86,1 per cento. La maggior parte dei residenti (il 54,6 per cento) ha più di 85 anni, il 18,2 per cento ha un’età compresa tra gli 80 e gli 84 anni e il 22,2 è nella fascia di età dai 65 ai 79 anni. C’è un 5 per cento di ospiti fra i 40 e i 64 anni.

Bolzano ancora aspetta che sia deciso il finanziamento del Rosenbach, la casa di riposo che dovrebbe sorgere a Oltrisarco. L’assessora al sociale elenca le strutture in arrivo: «In val di Vizze, a Rio Pusteria attraverso la fondazione Elisabeth, a Vipiteno e in valle Aurina (dove sarà ricostruita quella esistente), a Sluderno e a Marlengo».

I minori «invisibili»

Ci sono 239 minori per i quali il tribunale dei minori ha disposto il trasferimento in strutture del sociale, soprattutto perché i genitori avevano difficoltà a educarli. Per 169 di loro si è trattato del primo ingresso nei presidi sociali.

Nel 2021 le due case famiglia altoatesine sono state sostituite da una comunità alloggio sociopedagogica e da una residenza assistita per minori. È il direttore di dipartimento Luca Critelli a far capire le differenze fra i diversi modelli: «La casa famiglia è una formula di accoglienza praticata da famiglie con bambini disponibili ad accogliere altri minori. Le comunità alloggio sociopedagogiche invece sono le classiche comunità di accoglienza per minori, in piccoli gruppi, gestite dai servizi sociali. La residenza assistita è un modello simile ma più a bassa soglia, per ragazzi che hanno una maggiore autonomia; spesso anche per persone tra i 18 e i 21 anni che continuano a essere seguite». Il 33,9 per cento dei minori accolti sono di origine straniera, e il 57,7 per cento del totale sono maschi.

Le persone con dipendenze

Mentre il numero di persone con patologie psichiatriche resta stabile rispetto al 2020, quello degli altoatesini con dipendenze seguiti dalle strutture del territorio si assottiglia, con 62 assistiti (10 in meno rispetto al 2020) nelle comunità alloggio e 73 (7 in meno) attraverso i servizi di riabilitazione lavorativa. Poche le donne, appena il 23,7 per cento, e bassa l’incidenza della componente straniera (5 per cento). S.M.













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