I dati

Minori, problemi anche in famiglia: a quota 251 gli ospiti nelle strutture 

Una ventina quelli accolti nelle comunità-alloggio e nelle residenze assistite perché vittime di abusi oppure di maltrattamenti. In quasi il 50 per cento dei casi totali pesano le difficoltà educative dei genitori



BOLZANO. Aumenta il numero di minorenni e di giovani adulti con un’età inferiore ai 25 anni accolti nelle 41 strutture abilitate (i cosìddetti presidi sociali per minori in difficoltà) presenti sul territorio provinciale. a fine 2020 erano 251. Rispetto all’anno precedente si registrano otto utenti in più. Il maggior numero degli assistiti ha un’età compresa tra gli 11 e i 14 anni; più della metà degli assistiti sono maschi. I problemi riconducibili al nucleo familiare sono il motivo prevalente di ingresso dei minori nelle diverse strutture. per il 36,3% dei casi la durata di permanenza nella struttura è compresa tra i 12 e i 24 mesi. I dati risultano da un’indagine condotta questa primavera dall’istituto provinciale di statistica Astat.

I posti disponibili.

A fronte di una disponibilità di 287 posti, i minori accolti nei presidi al 31 dicembre 2020 risultano complessivamente pari a 251 unità, di cui 163 risiedono nelle strutture residenziali (64,9% del totale) e 88 (pari al 35,1%) frequentano i centri diurni socio-pedagogici. I presidi operanti nell’area dei minori sono presenti in maggioranza nella città capoluogo, ove in percentuale raggiungono il 29,3% del totale; si tratta soprattutto di residenze assistite. La minor dotazione di presidi si riscontra nella comunità comprensoriale Val Venosta con 2 strutture corrispondenti al 4,9% del totale.

Nessuna struttura per minori è attiva nelle comunità comprensoriali Salto-Sciliar e Alta Valle Isarco. La ripartizione dei minori assistiti secondo il genere mostra che i maschi incidono sugli ospiti totali per un valore pari al 62,5% (157 utenti) contro l’incidenza percentuale delle femmine pari al 37,5% (94 utenti). Gli assistiti stranieri presenti nelle strutture per minori sono complessivamente 82 e rappresentano il 32,7% di tutti gli assistiti.

I motivi di ingresso.

Il motivo di ingresso nelle strutture è dovuto prevalentemente a problemi riconducibili al nucleo familiare: nel 49,4% dei casi i minori vengono accolti nei presidi per le difficoltà educative dei genitori, nel 5,6% dei casi per problemi psico-fisici dei genitori e per il 4,0% per problemi economici della famiglia. Nel 2020 sono stati 20 i minori accolti nelle comunità alloggio e nelle residenze assistite perché vittime di abuso e maltrattamenti (8,0%). I minori stranieri privi di assistenza o rappresentanza da parte di un adulto rappresentano il 7,6% degli ospiti. Per la rimanente quota (25,1%) il motivo di ingresso dei minori non è specificato.

L’età del disagio.

L’analisi per tipo di disagio e classe di età evidenzia che si ricorre maggiormente alle strutture sociali quando le ragazze ed i ragazzi entrano nell’età dell’adolescenza. Dopo i 10 anni di età il tasso di minori ospiti delle strutture cresce progressivamente: infatti è pari a 32,4 per 10.000 abitanti nella fascia compresa tra 11 e 14 anni ed arriva a 38,8 ogni 10.000 abitanti tra i 15 e i 17 anni. I minori di età compresa tra i 6 e i 10 anni sono pari a 22,9 ogni 10.000 abitanti di pari età. Per i minori di età inferiore a sei anni l’inserimento può avvenire solo presso una famiglia o una persona affidataria, presso una casa-famiglia o presso l’Istituto provinciale per l’assistenza all’infanzia.

I tempi di permanenza.

Le case famiglia registrano in confronto alle altre tipologie di strutture il periodo più lungo di permanenza, ovvero oltre i 4 anni per il 75,0% dei casi. Nelle residenze assistite la maggioranza dei minori (68,8%) vi alloggia per un periodo compreso tra i 12 ed i 24 mesi. Nelle comunità alloggio socio-pedagogiche/terapeutiche la durata di permanenza è inferiore ai 12 mesi nel 41,5 per cento dei casi.

La mancata accettazione nelle diverse strutture è dovuta principalmente all’insufficienza di posti disponibili (66,8%), al diverso bisogno socio-pedagogico del minore (12,0%), al fatto che la problematica non corrisponde ai criteri di accoglienza previsti dalla struttura (21,2%). Nel corso del 2020 sono stati dimessi complessivamente 122 minori: il 42,6 per cento è rientrato nella famiglia di origine, il 33,6 per cento è stato trasferito in un’altra struttura, l’8,2 per cento si è reso autonomo.













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