I consigli

Montagna presa d’assalto: «In troppi sono impreparati»

Dopo i tragici incidenti dei giorni scorsi, l’appello ad un approccio più consapevole Giorgio Gajer (Soccorso alpino): «Superficialità sulle ferrate ed escursionisti sui sentieri con i sandali»


Paolo Tagliente


BOLZANO. Anche nei giorni scorsi, purtroppo, le montagne dell’Alto Adige sono state teatro di tragedie. Montagne che, come era stato previsto con ampio anticipo, sono state prese d’assalto da migliaia di alpinisti, escursionisti e turisti. Ed è soprattutto a queste due ultime categorie che appartiene la maggioranza di chi si approccia alla montagna senza la necessaria preparazione, senza un’ attrezzatura idonea e, ancora peggio, senza un’attenta programmazione.

Ben lungi dal fare alcun riferimento ai recenti incidenti, su cui sono ancora in corso accertamenti da parte delle autorità competenti, il presidente del Soccorso Alpino Alto Adige, Giorgio Gajer, rinnova gli inviti alla massima prudenza e ad un approccio rispettoso alla montagna, tornando a dispensare preziosi consigli a chi decide di salire in quota.

Consigli che, è bene chiarirlo, a poco valgono se non vengono sempre abbinati a buonsenso e prudenza.

«Anche nell’ultimo fine settimana – spiega Gajer – gli interventi degli specialisti in forza nelle varie stazioni del Soccorso Alpino sono stati numerosi sulle nostre montagne, prese letteralmente d’assalto da migliaia di persone che, anche per avere un po’ di tregua dalla calura del fondovalle, si sono riversate sui tanti percorsi, più o meno attrezzati, delle nostre montagne».

Le temperature

«Tanti degli interventi compiuti nei giorni scorsi – rivela Gajer – sono dovuti a sfinimento e a colpi di calore. Insomma, affrontando un ambiente che è già di per sé faticoso, non bisogna perdere di vista le eccezionali temperature di questi giorni. Sia per quanto riguarda l’abbigliamento che per quel che concerne le riserve d’acqua, che non devono mai mancare. La canicola rende ancora più valida la raccomandazione di uscire presto al mattino, anzi prestissimo, e anche di rientrare presto, così da evitare di camminare nelle ore più calde. È davvero importante»

Le calzature

A guide alpine e operatori del Soccorso Alpino capita spesso di imbattersi in escursionisti che, anche a quote notevoli e in zone particolarmente impervie, indossano scarpe inadatte o addirittura sandali. Incoscienza pura. «Le calzature sono di importanza fondamentale – ribadisce il presidente del Soccorso Alpino - e devono essere di buona qualità, contenere la caviglia ed essere dotate di una suola tipo “Vibram” non troppo dura, perché altrimenti non ha tenuta e tenderebbe a scivolare». Un paio di scarponcini idonei non garantisce solo una camminata comoda, ma soprattutto quell’aderenza, quella tenuta al terreno che possono fare la differenza tra il tornare a casa e salvi e il scivolare per decine di metri lungo un canalone, spesso con esiti tragici».

Smartphone e tecnologia

Gajer fornisce anche consigli su come utilizzare al meglio l’oggetto da cui, ormai, nessuno di noi si separa: lo smartphone. Alcune precauzioni possono far sì che questo apparecchio sia sempre efficiente e pronto per essere usato, in caso di bisogno. «In montagna – spiega Gajer – non serve utilizzare la funzione Bluetooth, che accelera lo scaricamento della batteria. È sempre utile portare con sé una powerbank, una batteria esterna portatile, e scaricare sul proprio apparecchio l’applicazione GeoResQ, servizio gratuito per i soci Cai che con la funzione “posizione” è in grado di fornire le coordinate geografiche del punto in cui ci si trova e di inoltrare richiesta d’aiuto. Informazioni, queste, di estrema importanza e, a volte vitali, in caso di interventi del soccorso alpino».

Informarsi bene

«Programmate bene ogni uscita e raccogliete tutte le informazioni possibili – conclude –, sulle condizioni meteo, ma anche sulla situazione della zona in cui avete intenzione di andare. Non affidatevi a ricerche in internet o a forum online, ma chiamate chi quei luoghi li conosce bene ed è in grado di coglierne i cambiamenti perché ci vive e ci lavora: le guide alpine».













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