Muore a 17 anni, sospetta overdose

Aymen Younes è stato trovato nel sottoscala di un garage di via Brennero Il padre: «Non tornava a casa da martedì». La polizia sta cercando il pusher



BOLZANO. Aymen Younes, marocchino di 17 anni, è stato trovato morto nel sottoscala di un garage in via Brennero, poco distante dalla funivia del Renon. Il giovane viveva con il padre in via Bottai ma da martedì scorso non tornava a casa ed era stata denunciata la sua scomparsa. Sabato mattina sul luogo del ritrovamento del cadavere sono state rinvenute alcune siringhe ed anche per questo gli inquirenti hanno ritenuto opportuno disporre l’autopsia. È stata subito presa in considerazione l’ipotesi che il giovane, arrivato in Italia da Casablanca quattro anni fa, potesse essere morto a causa di un’overdose. La squadra mobile, coordinata da Giuseppe Tricarico, sta indagando da giorni per capire chi possa aver ceduto al ragazzo l’ultima dose di stupefacente.

La disperazione del padre. Affranto il papà dello studente che fa capire come il figlio possa essere stato distrutto anche dalle cattive compagnie: «Il mio Aymen, come tanti altri ragazzi, prendeva delle pasticche, ma soffriva anche di cuore. Mi è stato detto che è morto per un infarto e ora aspetto l’esito dell’autopsia per capire esattamente cos’è successo in quel garage di via Brennero. Oggi purtroppo, anche a Bolzano, si può acquistare droga per un paio di euro ma non ho ancora nessuna certezza. Posso solo dire che mancava da casa da martedì. E non so davvero dove possa aver trascorso le ultime notti».

Aymen viene descritto dagli amici come un ragazzo vitale, intelligente (ha frequentato la scuola professionale Einaudi di via Santa Geltrude) e pieno di interessi. Amava la musica, ballare ma anche l’informatica. Un adolescente acuto, ma anche generoso e benvoluto, che probabilmente si era imbattuto nelle persone sbagliate, come confermano anche le parole del padre. «Abbiamo anche cercato di allontanarlo da Bolzano e, d’intesa con il giudice, era stata trovata una struttura più che idonea ad aiutarlo a Parma. Ma è scappato. Non gli ho mai fatto mancare niente, ma il mio Aymen, probabilmente, è stato distrutto dalle cattive compagnie».

L’abbraccio della comunità marocchina. Nella casa della famiglia in via Bottai, in pieno centro storico a Bolzano, è un andirivieni di amici e compagni di scuola. La comunità marocchina ha voluto far sentire da subito tutta la sua vicinanza e tutto il suo affetto ad un padre disperato. Che aveva un solo figlio, che amava più di sè stesso.

«La comunità marocchina - racconta il padre di Aymen - mi ha già detto che sabato farà una manifestazione in piazza Municipio contro le droghe. E per ricordare mio figlio. La Questura ci ha già dato l’autorizzazione».

L’autopsia. Nella tarda serata di ieri è intervenuta anche la Procura, che ha cercato di fare chiarezza sugli elementi che sono stati raccolti finora.

Il giovane è stato trovato da un addetto alle pulizie, nel sottoscala di un garage privato di via Brennero. Poco distante dal corpo sono state rinvenute alcune siringhe e visto che il ragazzo era noto alle forze dell’ordine come assuntore di stupefacenti si è deciso di fare l’autopsia.

Il decesso, sempre in base alle prime informazioni trapelate, sarebbe da attribuire ad un’overdose. Al momento non è ancora possibile stabilire di che sostanza si tratti e a riguardo sarà decisivo l’esito delle analisi tossicologiche.

È caccia al «pusher». Il corpo del 17enne marocchino è stato trovato dagli agenti della squadra volante, ma delle indagini si sta occupando ora la squadra mobile. In base alle testimonianze di alcuni amici Aymen frequentava persone poco raccomandabili nella zona di Bolzano e Laives e saranno proprio questi ultimi ad essere sentiti già nelle prossime ore. Potrebbe trattarsi di pasticche ma anche di droga pesante. A riguardo non ci sono peraltro ancora certezze di alcun tipo. Toccherà poi agli inquirenti provare un’eventuale correlazione tra l’assunzione degli stupefacenti e il decesso.

La comunità di recupero come ultima speranza. Gli stessi educatori e animatori che negli ultimi anni erano venuti in contatto con Aymen alle scuole professionali di Oltrisarco si erano accorti che l’unica via d’uscita per ripartire da zero e ritrovare la strada smarrita era una comunità di recupero, meglio se fuori regione, a centinaia di chilometri da quelle cattive compagnie che lo avevano cambiato dentro, allontandolo anche dai suoi valori. Il giovane marocchino, in Italia da quattro anni, sembrava averlo capito e, d’accordo con il padre, aveva accettato a denti stretti questa soluzione. L’idea di lasciare tutto e tutti lo spaventava ma alla fine aveva accettato. Anche gli amici - quelli veri - lo avevano convinto. Ma quell’esperienza è durata poco, troppo poco. I fantasmi sono riaffiorati e quel ragazzo dalla faccia pulita e dallo sguardo buono non è più riuscito a trovare le forze per tornare in linea di galleggiamento. E iniziare una nuova vita.

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