Muore dopo un volo di 200 metri 

L’alpinista altoatesina. Barbara Kinigadner, 35 anni, stava salendo da capocordata sul tiro chiave dello spigolo Nord Est del Monte Castello Inutili i soccorsi. Il compagno di cordata è stato recuperato dall’Aiut Alpin. Il Bergrettungdienst: «Dinamica non chiara, ma la corda si è spezzata»



Fie’ allo sciliar. Sul passaggio chiave della salita, poche lunghezze di corda prima di arrivare ai tranquilli e pianeggianti pratoni sommitali dello Sciliar, probabilmente non è riuscita a suonare il campanello da bicicletta affisso alla parete, come da tradizione per chi sta per terminare l’ascesa. Stiamo parlando di Barbara Kinigadner, 35 anni, direttrice dell’ufficio anagrafe di Varna, caduta ieri mentre da capocordata stava risalendo lo spigolo Nord Est del Monte Castello, una via classica di difficoltà medio-alte. Per motivi ancora tutti da chiarire, durante la caduta la corda si è spezzata e la donna è così precipitata nel baratro per circa duecento metri, terminando il volo in un ripido e inaccessibile canalone. Inutili i soccorsi, per lei non c’era più nulla da fare. Incolume ma terribilmente sotto choc il compagno di cordata, recuperato dall’elicottero dell’Aiut Alpin Dolomites e riportato a valle.

Sono da poco passate le 11 del mattino di sabato. Il tempo è piuttosto buono e la cordata, partita evidentemente di buon ora come impongono il buonsenso e la prudenza, è già molto avanti: il quattordicesimo tiro di corda sui diciotto totali della via. Un percorso per salire il quale occorrono in media 5-6 ore, esclusi il lungo e faticoso avvicinamento dai Bagni di Razzes via rifugio Malghetta Sciliar e la successiva discesa lungo la Cengia dei Camosci.

La 35enne altoatesina, stando a quanto riferisce il soccorso alpino, sale da capocordata, mentre il compagno è sotto in sosta, ancorato alla parete a farle sicura. Siamo a circa 2400 metri di altitudine, a quattro tiri dalla fine delle difficoltà, sul passaggio chiave della salita, un quinto superiore classico, eventualmente superabile con un movimento in artificiale “tirando” su un chiodo, riducendo così la difficoltà.

Proprio accanto al passaggio chiave, dai tempi che furono qualche sudtirolese buontempone ha affisso alla parete un campanello da bicicletta. Chi passa, suona, per annunciare la soddisfazione di essere riuscito a passare. Non è dato sapere se l’arrampicatrice ieri sia arrivata a scampanellare o meno. Anche al sottostante rifugio Malghetta Sciliar, come riferiscono i gestori, non hanno visto o udito nulla. Gli unici dati certi, per il momento, derivano dalla prima ricostruzione effettuata dai soccorritori del Bergrettungsdienst, il soccorso alpino dell’Alpenverein Südtirol di Siusi.

Come riferisce il capostazione, Armin Nicolussi, «la donna è precipitata a valle per circa duecento metri». Un volo infinito, che la corda non è riuscita a trattenere. «L’abbiamo trovata spezzata in malo modo». Sulla dinamica, con la consulenza dei tecnici del soccorso alpino, ora sta indagando l’arma dei carabinieri, salita ieri sul luogo dell’incidente per i rilievi di legge.

Per la donna, dopo un caduta da tale altezza, non c’è stato assolutamente nulla da fare. Gli uomini del soccorso alpino del posto, con il supporto dell’elicottero dell’Aiut Alpin Dolomites, hanno recuperato il corpo, che è stato poi elitrasportato a valle.

Sempre l’H 135 T3 dell’Aiut ha anche recuperato in parete il compagno di cordata della donna, incolume ma completamente sotto choc, e ha riportato a valle pure lui.













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