Muser in carcere: «Gesù vi ama tutti»

Il vescovo incontra i detenuti per la Pasqua e porta il messaggio di Josef Mayr-Nusser. Ancora problemi di affollamento



BOLZANO. Il vescovo Ivo Muser ha portato il beato Josef Mayr-Nusser tra i detenuti del carcere di Bolzano. Insieme al cappellano don Robert Anhof, il vescovo ha celebrato ieri una liturgia della parola pre pasquale nella cappella del carcere. Una quarantina di detenuti lo hanno ascoltato, molti nordafricani, e al momento del «Padre nostro» il vescovo ha invitato tutti a pregare con la propria madre lingua e la propria fede. E di Mayr-Nusser il vescovo ha ricordato il messaggio centrale, «dare testimonianza alla luce. Dare testimonianza oggi è la nostra unica arma, la più potente. Un'arma abbastanza strana. Non spada, non violenza, non denaro, non grandi capacità intellettuali, nulla di tutto questo ci è necessario per costruire il regno di Cristo sulla terra». Paolo Valente, direttore della Caritas, studioso di Mayr-Nusser, dopo la celebrazione riflette: «Ascoltando il vescovo, ho pensato che anche Mayr-Nusser fu un prigioniero per alcuni mesi. E che le sue parole chiamino in causa tutti noi operatori a diverso titolo, dai magistrati ai volontari, più che i detenuti stessi. Il senso è garantire una giustizia vera». Ai detenuti, in silenzio, invece Muser ha detto con forza: «Gesù vi ama. Ama voi, non i vostri peccati. Vi guarda, ci guarda, nonostante i nostri errori e tradimenti. Questa casa racconta di tanti tradimenti ed errori». Perché la liturgia di ieri raccontava di Giuda, del suo tradimento, «svendette Gesù per il prezzo di uno schiavo», e di Gesù che ugualmente lo accolse. «San Paolo direbbe “un amore folle”», sorride Muser ai carcerati, mescolati con le autorità, i magistrati, gli agenti di polizia penitenziaria, gli operatori e i volontari, capitanati da 46 anni da Bruno Bertoldi, il primo volontario nelle carceri italiane, che entrò giovanissimo nella San Vincenzo su invito del fratello di Mayr-Nusser.

«Senza di te, caro Bruno Bertoldi, non ce la faremmo», gli ha reso omaggio ieri la direttrice Anna Rita Nuzzaci. È un brutto carcere, vecchio e mal tenuto, quello di via Dante, ma il detenuto che ha parlato a nome di tutti, ha detto: «Questo carcere è vecchio, ma è diverso dagli altri. Grazie a tutti coloro che ci aiutano». E Bertoldi lo conferma: «In 46 anni ho assistito a 4 suicidi. Nel nuovo carcere trentino di Spini di Gardolo si uccidono due detenuti all’anno. Arriverà il nuovo carcere anche qui, sarà nuovo e moderno, ma si perderà tutta l’umanità...». Il suo «regno» è una ex cella, vicino alle altre. Lì Bertoldi custodisce scarpe, ciabatte, magliette, camicie, tute, saponette, spazzolini da denti, dentifrici: «Hanno bisogno di tutto. La maggior parte dei detenuti è straniero, non ci sono famiglie che aiutino o vengano in visita. Allora mi presentano la “domandina” e cerco di dare ciò di cui hanno bisogno. Acquistiamo ogni bene grazie ai nostri mezzi, ricevuti in beneficenza». Sull’affollamento la situazione del carcere resta critica, segnalano Anna Rita Nuzzaci e Alfonso Mambella (comandante della polizia penitenziaria). «In carcere si trovano oggi 111 detenuti su una capienza di 91 posti: 88 sono stranieri, 23 italiani. Gli agenti sono 68, rispetto agli 81 previsti. I detenuti sono giovani, quasi tutti sotto i 30 anni», spiega la direttrice, «Il problema con gli stranieri è che non possono godere delle misure alternative, come la detenzione domiciliare o la messa in prova, perché non hanno una casa o famiglie cui appoggiarsi. Encomiabili allora i progetti Odos della Caritas per l’accoglienza delle famiglie e di alcuni detenuti». Nei corridoi si riconoscono protagonisti di delitti come Riccardo Strazzer e Kevin Montolli, ma la maggior parte dei detenuti si trovano nel carcere di Bolzano per reati come spaccio, furti e rapine. Il vescovo consola: «Per Dio la vita di un uomo non ha prezzo. Anche di chi si è macchiato dei delitti più gravi. La Pasqua apre lo sguardo al futuro. La luce vince tutto, quella luce di cui il beato Mayr-Nusser si è fatto testimone fino alla fine della sua vita».©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità