il dibattito

Negozi aperti di domenica, l'altolà del vescovo

Muser si allea con i sindacati e invita la politica a porre un tetto a domeniche e festivi: «No alla schiavitù del profitto, sì solo ai lavori indispensabili»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. È nata una nuova «Santa Alleanza», questa volta per porre un tetto ai giorni festivi e alle domeniche in cui bisogna lavorare. Il patto - tacito - è stato firmato dalla Chiesa, ed in particolare dal vescovo Ivo Muser (che ieri ha inviato la lettera pastorale sull’argomento), e dai sindacati. E dalla Cgil in particolare, che di recente ha invitato i lavoratori a incrociare le braccia (come da contratto) se il datore di lavoro li obbliga a lavorare più del 30 per cento delle domeniche.

Ma torniamo a Muser, che ieri - senza mezzi termini - ha fatto riferimento «alla schiavitù del lavoro e del consumismo». Una lettera pastorale che vuole essere un messaggio chiaro e forte alla politica ed in particolare al governatore altoatesino Arno Kompatscher.

«Oggi l’ossessione del profitto e l’essere concentrati solo sulle prestazioni minacciano il ritmo della vita umana - sottolinea con forza Muser - .La mentalità del “sempre di più” crea dipendenza e provoca malattie. Il tempo del riposo, soprattutto la domenica e nei giorni festivi, serve per il nostro bene ed è un contributo per una società più giusta e umana. La domenica e i giorni festivi sono un grande patrimonio umano e non possono essere ridotti ad un affare in nome dell’ideologia del consumismo, al punto che l’essere continuamente spinti a consumare ci lascia, alla fine, più stanchi di prima».

Poi, arriva la richiesta, chiara e diretta, a imprenditori e politici. Una «richiesta urgente», secondo il vescovo, in piena estate. «Tutto questo mi spinge ancora una volta a fare una richiesta, che rivolgo a tutti i commercianti, ai responsabili della vita pubblica e, non da ultimo, a ciascuno di noi. La domenica e le nostre festività, che sono libere da tutte quelle attività che non sono indispensabili, rappresentano un inestimabile valore, che deve essere riscoperto e difeso – anche contro resistenze e interessi privati, un valore che va a beneficio dell’intera società. Abbiamo bisogno della domenica e delle nostre festività con le loro opportunità sociali, familiari, culturali e religiose».

È sbagliato, dunque, secondo il vescovo ostinarsi a lavorare 365 giorni l’anno solo per incrementare il proprio giro d’affari. «Noi uomini abbiamo bisogno di più e valiamo di più del consumo, del rumore di un registratore di cassa e di un’attività frenetica e senza sosta. L’assoggettare tutto il nostro tempo al profitto e al consumo va a minare anche l’ambito religioso. Ritengo sia oggi una priorità per la Chiesa lo spendersi per ciò che non porta alcun profitto immediato: per il tempo sacro, per le nostre festività e soprattutto per le domeniche».

Muser ringrazia chi, la domenica, è costretto a lavorare. Ma sottolinea come ci siano lavori indispensabili e altri che invece non lo sono affatto. «Ringrazio tutti coloro che nelle domeniche e nelle festività svolgono attività indispensabili in campo sociale, caritativo, sanitario, per la pubblica sicurezza così come anche nel settore turistico e nelle svariate forme di servizio al pubblico. Chiedo però di tornare a distinguere, nelle nostre domeniche e festività, tra quelle che sono le attività necessarie e quelle che non lo sono. Chiedo che ne rifletta anche la nostra popolazione rurale. C’è molto da riflettere se anche nell’agricoltura la domenica finisce spesso per essere un giorno feriale come tutti gli altri».

Muser ringrazia, poi, tutti coloro che si stanno impegnando in questa battaglia per «contingentare» il numero delle domeniche e dei festivi. Sindacati compresi. In prima linea, da anni, ci sono Cgil, Cisl e Uil. «Ringrazio di cuore tutti coloro che vanno controcorrente, che nel loro campo danno un segnale concreto e dicono consapevolmente “no” a questo sviluppo, perché è in gioco un “sì”: sì all’uomo, alla famiglia, alla società, al creato, alla nostra cultura e alla nostra fede». I sindacati parlano di tutele sociali da riscoprire e la Chiesa di «tempo sacro» da riconquistare. «Chiedo a tutti di ridare nuovamente sapore alle nostre domeniche e alle nostre festività. Questo “sapore” fa bene a noi e a tutta la società. Ve lo chiedo con profonda convinzione».













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