L'intervista

«Oberleiter ora ci aiuti a fare luce sugli assassini di mio padre» 

Parla Dina Tiralongo, la figlia del carabiniere Vittorio, ucciso nel 1964; «Bene l’atto di Mattarella. Quell’uomo non si è macchiato di omicidi  È davvero pentito? Se sa qualcosa dei responsabili, è tempo che parli»


Paolo Campostrini


BOLZANO. Suona il telefono a casa Tiralongo. Risponde Dina Tiralongo, la figlia di Vittorio, il carabiniere ucciso con una pallottola nel petto a Selva dei Molini il 3 settembre del 1964. A sparare fu un terrorista sudtirolese. «Come tirare a un piccione» scrissero i periti. «Si, ho sentito della grazia a Oberleiter …».

E? Che ne pensa?

«A due cose, soprattutto. La prima è che spero che quel signore sia pentito sul serio. Non ho da dubitarne, ma se fosse…».

E l’altra?

«Se dicesse anche chi ha ucciso mio padre e perché, toglierebbe un peso a me a tutta la mia famiglia. Non c’entra la vendetta, c’entra solo la verità».

Il presidente Sergio Mattarella ha firmato la grazia per Heinrich Sebastian Oberleiter, uno dei quattro «bravi ragazzi della Valle Aurina» condannati all’ergastolo per attentati nel periodo 1966 e 1967. La clemenza è arrivata perché Oberleiter ha firmato una dichiarazione di ripudio della violenza. Morto Heinrich Oberlechner, del gruppo restano vivi Siegfried Steger e Sepp Forer, che non hanno avviato alcuna richiesta di clemenza.

Dina Tiralongo il suo percorso di perdono lo ha fatto. Un po’ di tempo fa ha incontrato Siegfried Steger. «Non ha rinnegato. Ci crede ancora», dice oggi Dina, «eppure abbiamo tutti e due convenuto che era il tempo della comprensione reciproca del dolore». Disse in quella occasione Steger: «Allora si faceva così, niente guanti bianchi da tutte e due le parti». Magari con i morti spesso solo da una.

Il presidente nelle motivazioni ha parlato di “ ravvedimento “.

Vuol dire che si è pentito?

Sì, ha preso le distanze. Immagino, altrimenti… ma voglio dire che mi aspetto adesso da parte sua un comportamento coerente.

Che intende?

Se terrà un profilo basso, proseguirà nella presa di distanza da quella stagione di morte, magari convenendo che non è vero che non esistessero allora alternative alla violenza, come invece coerentemente mi ha confidato Steger, beh allora vorrà dire che il suo pentimento è stato sincero.

Altrimenti?

Basta aspettare. Guarderemo le sue uscite pubbliche, se mai ci saranno. Se cambiasse la situazione, se vi fosse una contraddizione con quanto detto chiaro nelle motivazioni della grazia, allora sarebbe un gran brutto comportamento.

Aspettiamo?

Aspettiamo. Anche se qualcosa d’altro potrebbe già dire.

Che cosa?

Raccontare cosa sa della morte di mio papà. Se dopo così tanti anni si venissero a sapere con più chiarezza nomi e complicità non sarebbe tradimento ma un contributo a chiudere sul serio i conti con la storia.

Oberleiter non è mai stato accusato di azioni violente, di omicidi.

Lo so. Ma mi permetta di dire una cosa. Se non ha ucciso nessuno, ha certo tenuto la scala di chi lo ha fatto. È naturalmente una metafora. Non intendo che abbia partecipato all’attentato di Selva dei Molini, ma più semplicemente che dentro quei gruppi di cui anche lui faceva parte si sapeva molto di più di quello che sappiamo noi oggi. E anche la gente sapeva.

Vuol dire chi?

Basta ricordare come è stato ucciso mio papà. Era salito per una boccata d’aria sul ballatoio della caserma. Era solo, ben illuminato. Gli hanno sparato da un balcone della casa vicina. Si sono appostati alla finestra di una casa abitata e hanno preso la mira con calma. Il botto lo hanno sentito tutti. C’è stato un rimbombo per tutta la valle. E allora non c’erano tv o telefonini a distrarre. Eppure nessuno vide e sentì nulla. Omertà, come si dice. Possibile che nessuno li abbia visti?

Si aspetta possibili strumentalizzazioni dopo la grazia?

Spero di no. Ma lo temo. Se non ci fossero politici interessati a tener sempre vivi i conflitti, qui si sarebbe raggiunta la pace etnica da anni. Auguro a Oberleiter di non farsi tentare.

Condivide l’atto di clemenza di Mattarella?

Certo. Una decisione nobile.

Cosa pensa del terrorismo di allora?

Che non vi fu nulla di eroico. Pensi all’attentato contro mio papà… Eppure c’è ancora chi mitizza.

Da parte italiana vi furono episodi di violenza. Alcuni storici parlano di servizi segreti, di torture.

Si è sbagliato tutti in quegli anni.

Nelle motivazioni si cita anche una consultazione effettuata tra i parenti delle vittime e di un loro assenso alla grazia. Lei, la sua famiglia, siete stati consultati?

No, nessuno ci ha mai chiamati. La mamma è in contatto con i parenti degli altri uccisi, non abbiamo saputo di telefonate.

Che pensa si debba fare oggi che non è ancora stato fatto?

A Bolzano dovrebbe esserci una lapide o un piccolo monumento in ricordo delle vittime italiane di quella stagione. Se uno come Oberleiter si è ravveduto, dovrebbe essere un atto condiviso da tutta la comunità. Sono trascorsi 60 anni, non sarebbe il caso?













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