La tragedia

Oggi l'ultimo saluto a Stefano Bilato. Podrecca: «Addio, amico carissimo» 

I funerali alle 10 nella chiesa di San Pio X in via Resia. Lo sgomento dell’archistar che ha progettato l’areale ferroviario


Paolo Tagliente


BOLZANO. La tragedia della morte in bici in piazza Verdi di Stefano Bilato ha lasciato una lungia scia di dolore che non si è ancora fermata a Bolzano. Oggi, martedì 21 settembre, ci saranno i funerali dello sfortunato architetto, alle ore 10 nella chiesa di San Pio X in via Resia. La città intera si stringerà attorno ai familiari in questo momento di dolore.

E tra le numerosissime testimonianze di ricordo di Bilato c'è anche quella di Boris Podrecca: «Stefano era uno di noi. Sono affranto, mi mancherà tantissimo. Mancherà a tutti». Le piazze, le stazioni, i centri culturali, i musei, gli alberghi e i ponti disegnati da Podrecca si trovano in tutta Europa. Vincitore di numerosi premi internazionali, nominato dalla Francia Chevallier des artes et lettres, Podrecca è quello che con un moderno neologismo viene definito “archistar”, un architetto di fama internazionale.

A Bolzano, ormai da oltre un decennio, Podrecca ha elaborato il progetto dell’areale ferroviario di Bolzano e cioè, dei 45 ettari di terreno che si libereranno quando i binari della ferrovia verranno spostati verso la montagna e passeranno paralleli al fiume Isarco. Lo ha fatto contando sulla collaborazione, costante e fondamentale di Stefano Bilato e di Italo Nardi, professionisti bolzanini dello studio Promatek. E insieme a loro, lo ha anche illustrato in consiglio comunale.

Lo sgomento dell’architetto è evidente. «Una grande tragedia. Quando l’architetto Nardi mi ha chiamato siamo rimasti qui, in studio, fuorigioco per ore. Bilato non era solo un collaboratore, ma un professionista sulla stessa linea qualitativa. Era uno di noi. Era una grande piacere lavorare con lui perché una persona cresciuta in Alto Adige è “polifona” anche per quanto riguarda l’approccio all’architettura. Conosce bene l’architettura mitteleuropea, ma naturalmente ha studiato in Itala. Per noi, dunque, che lavoriamo proprio su questa scia mitteleuropea, ma anche mediterranea e prealpestre, Stefano Bilato era un ottimo collega.

Ci siamo subito incontrati per il nostro background culturale, ci siamo trovati a parlare più che di architettura di “archicultura”. Una parola, questa, che io amo molto perché tocca anche la parte antropologica dell’architettura, spiega perché lavoriamo per la gente, perché facciamo certe cose. Fra Alpi e Mediterraneo, insomma, ci siamo trovati molto bene.

A Bolzano, dove ho passato la mia infanzia, queste storie io le avevo assimilate fin da bambino. Crescendo, poi, si crea un amalgama che dà origine a una cultura che non è di provincia, ma è una cultura anche urbana. Ed è su questo piano che con Stefano ci siamo trovati davvero bene. Ci mancherà moltissimo. La sua è davvero una grande perdita. Con Nardi andremo avanti, ma l’assenza di Bilato si farà sentire».

Un “feeling” professionale e umano tutt’altro che scontato, come sottolinea Podrecca, perché «a volte, si collabora con qualcuno che ha un background culturale molto diverso e, per questo, è necessario cominciare a lavorare da zero. Non così con Bilato che era un professionista con cui si parlava fin da subito ad alto livello. Stefano era davvero uno dei nostri».













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