Ordinati due nuovi preti, ma è crisi di vocazioni

Ieri a Bressanone la consacrazione di don Paolo Zambaldi e padre Ulrich Kössler In Seminario hanno iniziato gli studi teologici solo tre aspiranti sacerdoti


di Antonella Mattioli


BOLZANO. In passato quando le famiglie avevano tanti figli e pochi soldi per dare loro da mangiare e ancora meno per farli studiare, i Seminari erano pieni e diocesi come quelle di Bolzano-Bressanone e Trento erano così “ricche” di vocazioni da poter mandare molti sacerdoti nelle missioni in giro per il mondo.

Adesso i Seminari sono vuoti, ma chi ci entra lo fa davvero per scelta, una scelta controcorrente spesso difficile da spiegare anche a parenti e amici. È il caso del sacerdote e del padre benedettino ordinati ieri pomeriggio dal vescovo Ivo Muser, nel Duomo di Bressanone.

Ulrich Kössler, 41 anni bolzanino, è un pediatra. Dopo la laurea in Medicina ad Innsbruck, ha lavorato per sette anni all'ospedale San Maurizio di Bolzano, come chirurgo pediatrico: aveva la possibilità di fare una bella carriera.

Nel 2010 il desiderio di approfondire quel richiamo spirituale che lo ha sempre attratto e la decisione di trascorrere una settimana nel convento dei padri Benedettini Muri-Gries: «In quei giorni - ha raccontato - ho capito che era quello che avrei sempre voluto fare». Kössler celebrerà la prima messa domenica 3 luglio alle 9 proprio nella chiesa Muri di Gries.

Paolo Zambaldi, 31 anni pure bolzanino, si è diplomato invece al liceo scientifico Torricelli e poi si è iscritto alla facoltà di Giurisprudenza, a Trento.

Ma ha capito che non era quella la sua strada e per questo si è trasferito a Bressanone, dove ha completato il percorso formativo studiando teologia. Quindi un anno in una comunità formata da padri Gesuiti e famiglie a Villapizzone, quartiere della periferia nord-occidentale di Milano. Don Zambaldi celebrerà la prima messa il 3 luglio alle 10.30, nella chiesa dei Domenicani.

«Attualmente - spiega don Mario Gretter, parroco del Duomo - nel Seminario di Bressanone sono solo tre coloro che hanno iniziato il percorso per diventare prima diaconi e poi sacerdoti. Purtroppo il trend ormai è questo: se quest’anno abbiamo due ordinazioni, lo scorso anno ce n’era stata una sola».

Ciò significa, che come auspicato in più occasioni anche dal vescovo Muser, la Chiesa del prossimo futuro imporrà un sempre maggiore coinvolgimento da parte dei laici, visto che al momento è oggettivamente difficile pensare ad un’inversione di tendenza.

Il calo di sacerdoti però non va letto solo in chiave negativa: in Alto Adige ha avuto l’effetto di abbattere la divisione per gruppi etnici delle cariche all’interno della Chiesa. Più volte infatti sia il vescovo Wilhelm Egger che il suo successore Karl Golser avevano manifestato la volontà di unificare. Muser lo ha fatto, perché ci credeva innanzitutto, perché è stato auspicato anche dai partecipanti al Sinodo, e non ultimo perché proprio la carenza di sacerdoti lo ha imposto. Risultato: d'ora in poi - come annunciato a marzo dalla Curia - ci sarà un unico Vicario generale, un solo referente per i sacerdoti e gli uffici della Curia lavoreranno “unitariamente e in modo comprensivo dei gruppi linguistici”: finora per ognuna di queste cariche c’erano un sacerdote italiano e uno tedesco. Dal primo settembre Eugen Runggaldier sarà il nuovo vicario generale; Michele Tomasi vicario episcopale col ruolo di referente personale per i sacerdoti e diaconi; Reinhard Demetz direttore dell'ufficio pastorale per i tre gruppi linguistici. Si va anche verso l’unificazione dei consigli pastorali.













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