Parte «Noi», il generatore d’innovazione

Lavori al via a marzo. Il progetto provinciale cambia nome e cambia marcia. Spinto dal presidente Kompatscher



BOLZANO. Sul filo linguistico che lega il "noi" italiano a quello sudtirolese orgogliosamente dialettale (il tedesco neu) corre il futuro possibile. E mai così probabile. Perché il Parco tecnologico (battezzato con l'acronimo Nature of Innovation, Noi, appunto) parte a marzo. Domani, cioè oggi. Fine lavori nel 2017.

Dopo un percorso accidentato, tra le curve a gomito della freddezza imprenditoriale ("Una cattedrale nel deserto" l'aveva definita Assindustria), il fondo sconnesso dalla crisi e le buche dei ricorsi. "Sarà un generatore di innovazione" ha detto Kompatscher, stretto tra i motori del progetto, Bls e Tis. Il presidente ha fortemente voluto questa accelerazione.

La ritiene un segno. Anche politico: perché mette in stretta relazione due mondi, il pubblico e il privato, e certifica le loro possibilità di sinergia.

Le uniche compatibili con tempi di risorse non più illimitate. E' stata questa la chiave per il decollo del Parco. Il corpo centrale, la facciata razionalisticamente iconica, cuore della Zona postindustriale, ospiterà gli istituti di ricerca provinciali (con Tis e Bls, Lub, Eurac, Iec, Casaclima, Laimburg e Eco Research) in due edifici da 190mila metri cubi; dietro, i capannoni dismessi di Alumix, Sepa e Speedline saranno il cuore degli insediamenti privati. "750mila metri cubi" ha sillabato Josef March, coordinatore dei lavori per Bls. Saranno riempiti senza fretta. E solo dopo richiesta delle aziende. Non una cattedrale ma un work in progress. Appianate le frizioni con i privati restava lo scoglio dei ricorsi. Ma Kompatscher ha deciso per affidare subito l'appalto alla Volcan, perchè il Consiglio di Stato, che risolverà la pratica a giugno, non aveva comunque ravvisato il "fumus", che solo avrebbe potuto raggelare la procedura d'ingaggio. Si parte a marzo per dare agli altri concorrenti i 30 giorni di tempo per eventuali ricorsi al Tar. Perché anche la natura dentro l'innovazione? Ha detto Ulrisch Stofner, direttore Bls: "I processi naturali sono veloci o lenti, ma si adattano tutti alle cose. "Noi" si adatterà alle esigenze delle aziende. Che vi si installeranno indipendentemente dalla grandezza o dal peso economico. Solo per via della loro volontà innovativa". Il Parco crescerà insieme alle imprese. Accelerando o rallentando gli insediamenti, modulandosi sulle esigenze "anche" del mercato. "Il concetto di unione, nel significato italiano e quello di novità in quello tedesco staranno alla base di ogni iniziativa - ha aggiunto Hubert Hofer, a capo del Tis- perchè l'uno e l'altro impediranno di andare nella direzione sbagliata". O indurre soluzioni verticistiche. Quattro ambiti di intervento: green, alpino, food e automazione. Ogni laboratorio avrà le sue applicazioni specialistiche. Dall'energia solare al cibo. Esempi? Fab Lab che lavorerà sui prototipi e le stampanti in 3d. Non tutti se le possono permettere. Ma per creativi, artigiani, piccole aziende sarà essenziale poter chiedere, confrontarsi, u sufruire della tecnologia per progetti e realizzazioni. Natura perchè il Parco accederà al teleriscaldamento. Bel salto per uno stabilimento che, ab initio, tra il 1935 e il '40 consumava per produrre alluminio quasi un miliardo e mezzo di kilowatt all'anno. Ma un bel salto culturale anche per la Zona. Claudio Lucchin, il cui studio ha curato la ristrutturazione e le "addizioni" contemporanee assieme ai milanesi Chapman Taylor, ha gelosamente conservato la pulizia, il rigore e il respiro dell'insediamento industriale modernista, uno dei primi che popolarono la Zona nel corso di quella imponente fase di industrializzazione voluta dal regime per mutare gli equilibri etnici della provincia. Ma che ora trova in se la chiave per declinare gli sviluppi di una possibile società multilinguistica. Noi, neu(p.ca)

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