Pd, Bizzo e Spagnolli «processano» Frena

L’assessore gelido: «Centrodestra a pezzi, ma non ne abbiamo approfittato» Il sindaco scuote il partito: le elezioni sono andate male e nessuno ne parla


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Il Pd non si è ancora riunito per commentare i risultati delle elezioni e parte la contestazione alla gestione della segreteria di Antonio Frena. Sotto accusa finiscono le strategie elettorali, che hanno visto i democratici mancare l’obiettivo del terzo consigliere provinciale, e la mancanza stessa di discussione nel partito.

Ieri si sono riuniti sia la Svp che i Verdi per discutere dei risultati del voto e delle trattative sulla formazione della giunta provinciale. In piazza Domenicani non è stata convocata alcuna riunione, né la più ristretta segreteria né la assemblea provinciale.

A distanza di una settimana salta fuori tutta la tensione di un partito, che voleva crescere e si è accontentato dello 6,7% (era al 6% nel 2008), sufficiente solo per la conferma di Christian Tommasini e Roberto Bizzo. Sotto accusa anche la scommessa sull’allargamento interetnico del Pd, con la candidatura di Cornelia Brugger al terzo posto della lista .

La delusione post elettorale accelera le manovre sull’elezione del prossimo segretario. Il congresso altoatesino ha ottenuto una deroga da Roma e le primarie tra iscritti si svolgeranno entro fine marzo, ma Roberto Bizzo conferma «noi della mozione Renzi stiamo pensando a quale candidato proporre». Potrebbe essere lo stesso Bizzo. «Sono a disposizione, non escludo nulla», così Bizzo. Una settimana dopo le elezioni le critiche escono allo scoperto. L’asse è trasversale e va dal sindaco Luigi Spagnolli a Bizzo alla vicesegretaria Daniela Rossi.

L’attacco di Bizzo. L’assessore Bizzo punta dritto alla strategia elettorale adottata dal Pd per le elezioni provinciali: il vicesegretario Carlo Costa è stato il coordinatore del comitato elettorale. «Se non abbiamo conquistato il terzo consigliere provinciale e magari non confermeremo il secondo assessore in giunta, qual è il bilancio di queste provinciali?», esordisce Bizzo, «Non possiamo accreditarci un successo brillante. Abbiamo puntato su candidati di lingua tedesca, ma non ci sono arrivati molti voti sudtirolesi. E non c’è solo questo. La Svp ha perso la maggioranza, ma il Pd non è riuscito, ritengo, a recuperare i voti italiani che andavano a Durnwalder e non ha saputo trarre vantaggio dalla crisi del centrodestra, come dimostra il boom dell’astensionismo proprio nel gruppo italiano».

Non è tempo di processi, spiega Bizzo, «ma di pensare al futuro del Pd». Da gran sostenitore di Matteo Renzi, Bizzo spera che il sindaco di Firenze diventi segretario nazionale del Pd. A quel punto in un partito renziano, si può puntare alla segreteria locale. «Queste elezioni insegnano che il Pd ha un dovere: recuperare alla condivisione della autonomia la maggioranza degli italiani, che prima votavano destra e ora non votano più. Dobbiamo aprirci, senza paura. Un paio di anni fa firmai insieme a molti altri esponenti del Pd una lettera, denunciando questi problemi: è ancora tutto sul tavolo», così l’assessore.

Spagnolli incalza. Il sindaco Luigi Spagnolli immaginava che ieri il Pd si sarebbe riunito per analizzare le elezioni: «Invece nulla e mi sorprende. Il Pd dovrà parlare molto seriamente. Vedo le elezioni provinciali come la chiusura dell’ultimo quarantennio della autonomia e non credo che potremo continuare come se nulla fosse accaduto. È giusto proseguire con una autonomia basata sugli equilibri etnici, che sta provocando lo scollamento del gruppo italiano? Con cinque soli eletti come potrà il gruppo italiano rivendicare anche semplicemente la rotazione etnica delle cariche? Sono molto preoccupato, non ho risposte e il compito del mio partito è farsi carico di una crisi così grave». Così Spagnolli sulle elezioni: «Sono andate male e nessuno finora lo ammette. Si sta producendo una mia fastidiosa sovra-esposizione perché si dice che con il progetto più largo di Spagnolli il terzo eletto ci sarebbe. Forse, ma non sono riuscito a convincere il partito e in politica questa è una colpa».

La vicesegretaria Rossi. Daniela Rossi come vicesegretaria dovrebbe stare nel cuore delle decisioni del Pd, invece è la prima ad accusare: «In questo partito si parla troppo poco e la democrazia interna latita. A Merano ci siamo incontrati martedì scorso per discutere delle elezioni. Oggi (ieri, ndr) andava convocata l’assemblea». Così Daniela Rossi sui risultati: «Paghiamo la nostra mancanza di coraggio. Siamo stati troppo silenziosi su tutta la vicenda dell’energia: come donne del Pd di Merano ci eravamo fatte sentire prima ancora che scoppiasse lo scandalo delle concessioni, denunciando il conflitto di interessi della Provincia. Ci hanno chiuso la bocca. Siamo stati deboli anche sulla campagna elettorale. Non basta parlare di plurilinguismo. In Alto Adige chiudono le fabbriche e aumentano le persone in difficoltà: se il Pd non si fa carico dei più deboli, chi dovrebbe farlo?».

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