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Pd Bolzano: la rabbia di Randi «Lotta all’ultimo voto»

L’assessore attacca Spagnolli: «Sul caso Bonagura siamo stati pugnalati». Bizzo: «Ci penseranno gli elettori». Il sindaco: «È finita così perché ci ha ricattati»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Il giorno dopo il pomeriggio dei lunghi coltelli, Mauro Randi raccoglie i cocci: «Meglio dire del lungo coltello. E' quello che ha usato il sindaco per dire chi comanda nel Pd e chi no. Ma aveva il mandato e ha fatto quello che credeva». Il mandato era: decidere se il capolista doveva essere uno (quello della maggioranza) o due (anche quella della minoranza). Ha scelto solo Bonagura. E Spagnolli ha chiarito, fuori dai denti: «Poteva anche finire diversamente. E' finita così perché Bizzo ci ha ricattati. Non si può dire: o accettate un compromesso oppure andremo per i fatti nostri a fare campagna elettorale. E allora mi sono detto: fai quello che ha deciso l'assemblea». E Robero Bizzo? Per ora tace (in parte) ma non acconsente. E infatti spiega: «Io ho contribuito al 50% a fondare il Pd. Figurarsi se mollo. Anzi, raddoppieremo l'impegno». Nel Pd? «Certo. Il sindaco e la maggioranza hanno deciso di non lasciare varchi e allora che decidano gli elettori. Da domani siamo in campo. E poi vedremo alla fine». Questo concetto che un conto sono i numeri dentro il partito e un altro quelli che usciranno da fuori il partito, in termini di preferenze, è ribadito anche da Randi: «Prendo atto della decisione dall'alto. Ma ho il sospetto che quello che dice il sindaco sia un alibi. Bizzo non ha ricattato nessuno, ha solo chiesto di prendere atto... E, in ogni caso, se si vogliono trovare scuse per una decisione poco democratica, si trovano senz'altro. Ma che non vengano a cercarle da noi - insiste l'assessore - che, in modo molto trasparente, abbiamo sempre e solo posto un problema di condivisione. Se si voleva, il compromesso si trovava. Punto». Insomma, nessuno strappo dentro il Pd, ma l'eventuale strappo, vale a dire un regolamento di conti sui numeri, lo si chiede agli elettori. E, in questa luce, si prospetta una campagna all'ultimo sangue per le preferenze. E su questo terreno che Randi tenterà la riconferma. A cui tiene molto: «Ho lasciato in sospeso alcun cose, tra le tante che abbiamo fatto. E vorrei finire il lavoro». Ognuno per se e il Pd per tutti. Ma il partito tiene. Tanto che anche Uwe Staffler, uno dei leader della segreteria prima che l'affaire Artioli lo travolgesse, insiste nel dire che "tutti stanno ora uscendo da questa fase concitata comportandosi da adulti. Del senso che, un conto sono le polemiche interne, un'altra cosa la campagna elettorale. E' interesse di tutto il Pd crescere anche nelle sue articolazioni interne". Rabbia per quello che è successo dopo, a proposito della Artioli? «Mah, un poco sì. Io ho pagato perchè volevo aprire il partito anche a nuovi contributi. Adesso vedo ciò che propongono quelli della lista civica del sindaco e del consenso che riscuotono certe proposte per cui io sarei stato lapidato, e mi chiedo perchè aspettare tutto questo tempo...». Di tempo invece, ne avranno ancora quelli del comitato elettorale per chiudere la lista (qui a fianco la lista con i nomi già certi). C'erano voci di una possibile presentazione dei nomi del Pd domani ma è probabile che tutti scivoli a dopo Pasqua. «Vorrei vedere- sibila Randi- io sono via...". L'idea è arrivare a 50 candidati, il massimo possibile. E si lavora, in questi ultimi giorni, soprattutto per inserire una maggiore presenza femminile. Dopo Bonagura, tutti a seguire, in l'ordine alfabetico. "Tanto sforzo per nulla - commenta un anonimo della minoranza- prima era Berti, Bonagura e via. Adesso Bonagura e Berti. Contenti loro..."













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