Il processo

Pedofilia, confermati i 4 anni al maestro bolzanino

In Appello nessuna riduzione di pena per l’insegnante accusato di atti di pedofilia ai danni di undici propri alunni. L’uomo venne incastrato dalle immagini di due telecamere spia che la polizia aveva installato nella classe



BOLZANO. Condanna pienamente confermata con interdizione da ogni ruolo professionale all’interno della scuola altoatesina. E’ il verdetto della corte d’appello di Bolzano a carico del maestro già condannato in primo grado per presunti atti di pedofilia nei confronti dei suoi alunni. Come in primo grado, anche il processo d’appello si è svolto con rito abbreviato. I giudici hanno confermato la condanna a quattro anni di reclusione, una pena che potrebbe anche rendere problematico l’affidamento ai servizi sociali in prova come alternativa al carcere, qualora la sentenza dovesse trovare conferma anche in Cassazione e dunque diventare definitiva. Va però ricordato che l’imputato ha già scontato alcuni mesi di custodia cautelare. dunque la pena residua è comunque inferiore al limite dei quattro anni.

Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe ripetutamente palpeggiato 11 suoi alunni, sia maschi che femmine, durante le lezioni in una scuola elementare altoatesina. Al professionista la Procura ha sempre contestato la violenza sessuale, aggravata dal fatto che le vittime erano di età inferiore ai dieci anni ed erano a lui affidate per finalità di insegnamento. L'uomo, dunque, avrebbe approfittato della posizione professionale per toccare con insistenza nelle parti intime gli alunni durante le lezioni, in diverse occasioni.

Gli abusi furono documentati dagli inequivocabili filmati registrati da due microtelecamere, che erano state installate in classe dagli inquirenti in fase di indagine, al termine della quale, nel giugno 2018, il maestro era stato arrestato e immediatamente sospeso dall'incarico.

Per arrivare ad una condanna a 4 anni con rito abbreviato anche i giudici d’appello sono partiti da una pena base di sei anni per poi applicare due anni di sconto per effetto della riduzione di pena prevista dal rito alternativo. In primo grado il giudice aveva anche preso atto del risarcimento in denaro che sarebbe stato liquidato dall’insegnante alle famiglie degli alunni molestati, che si erano costituite parte civile. In effetti i genitori degli alunni che avevano ottenuto di entrare nel processo come parte lesa si ritirarono agevolando il compito della difesa.

Nel corso dell’inchiesta l’insegnante aveva in più occasioni sostenuto che le carezze riservate ai suoi alunni (documentate dalle telecamere spia installate in classe dalla polizia) non avrebbero avuto alcuna motivazione morbosa. Una tesi che la Procura ha sempre ritenuto infondata con analoga valutazione anche da parte del giudice dell’udienza preliminare. MA.BE.













Altre notizie

l’editoriale

L’Alto Adige di oggi e di domani

Il nuovo direttore del quotidiano "Alto Adige" saluta i lettori con questo intervento, oggi pubblicato in prima pagina (foto DLife)


di Mirco Marchiodi
la promessa

Kompatscher: «Adesso basta: stop a case costruite per i turisti» 

L’emergenza abitativa. La risposta del governatore ai sindacati: «Gli alloggi nelle nuove aree convenzionate solo per residenti stabili». I rappresentanti dei lavoratori: «La zona di ponte Roma resti produttiva». Il sindaco: «Bisogna ampliarsi nei centri limitrofi»


antonella mattioli

Attualità