Penta: la città ha deciso ora firmo il progetto

Le tappe del commissario: «Siglo l’accordo di programma con Kompatscher e con Benko poi ho finito. Toccherà al nuovo consiglio comunale ratificarlo»



BOLZANO. «Perché ho voluto farla? Perché non me la sono sentita di arrivare qui, prendere in mano queste carte e decidere da solo». Non lo ha fatto Michele Penta. E da ieri ha gli occhi allegri, non solo "da italiano in gita" ma perché dormirà bene dopo giorni un po' così. E lo spiega: «Cosa c'è di meglio per uno che siede sulla mia scrivania che chiedere ai cittadini: signori, che mi dite di questo accordo che io devo decidere se firmare o no? Mi date una mano per essere sicuro che quello che faccio non lo faccio da solo ma insieme a voi? Ecco perché ho indetto la consultazione». Ecco perché il commissario ha gli occhi allegri di chi immaginava di aver fatto la cosa giusta ma non era certo lo fosse anche per i bolzanini. Ora lo è. L'iter per la riqualificazione della stazione autocorriere avviato dalla giunta Spagnolli, interrotto dalla notte dei lunghi coltelli per un voto, riavviato da uno Spagnolli a un passo dall'addio e a un secondo dalle dimissioni, vidimato dalla conferenza dei servizi, passato attraverso un lavacro mediatico di quasi tre anni, è da ieri legittimato e questa volta definitivamente operativo.

Come si sente, commissario?

Con le spalle coperte.

Ma le avrebbe avute anche senza referendum. La legge gli permetteva di decidere da solo...

Ma la legge non mi impediva di chiedere una ulteriore legittimazione. Ora ce l'ho. E sono molto sollevato.

Temeva il peggio?

Beh, sì. È la prima volta che si usa questo strumento consultivo previsto dallo Statuto comunale. Per me il peggio non era che vincesse il no o il sì: era che pochi andassero a votare.

Non è successo.

No. I miei funzionari mi hanno detto che per Bolzano è stata un'affluenza straordinaria. So che al ballottaggio è stata inferiore ma anche che non sono dati confrontabili. Tuttavia, bene, Bolzano si è scaldata.

Che vuol dire?

Che sentiva il tema come decisivo per il suo futuro. E che, mi si consenta, aveva una gran voglia di dire la sua.

La politica non l'ha consentito?

Non mi azzardo a dire questo. Ma uno strumento di consultazione diretta, evidentemente, vale più di altre mediazioni.

Il fronte del no ha contestato l'iter: dicono che c'è stato poco tempo per informare, che il quesito era troppo semplificato, che sarebbe stato un voto non attendibile...

Mi permetto di contestare. Come ho detto tante volte quasi tre anni di dibattiti sui giornali, nei centri civici, nei consigli, tra la gente a tutti i livelli dovrebbero essere abbastanza per farsi un'idea. E poi... ma basta così.

Prego.

Voglio dire che i cittadini si mostrano sempre più maturi di quanto si voglia far credere. E sono convinto che i bolzanini, sia quelli che hanno votato no che sì, erano perfettamente consapevoli delle loro ragioni. Sanno cosa vogliono. Magari non piacerà a tutti, ma lo sanno.

Aveva promesso: se vincono i sì firmo per l'avvio dell'iter conclusivo. Lo farà, no?

E certo. Tempo di mettermi d'accordo col presidente Kompatscher. La legge prescrive che l'accordo di programma sia firmato contestualmente dal sindaco, che sarei io, dalla Provincia col suo presidente e dal proponente, cioè il signor Benko.

E poi?

Questo per ciò che riguarda la firma. Poi, sempre la legge 55 per garantire una copertura istituzionale completa, prescrive la ratifica, cioè l'approvazione dell'accordo da parte del consiglio comunale, di cui io faccio le veci, e della giunta provinciale. Solo allora, perfezionata l'intesa, sarà avviata la procedura di gara.

È l'ultimo atto previsto dalla legge. Lo porterà a termine sempre lei?

Eh no. Ci sono dei tempi tecnici. E sono troppo lunghi perché io ci sia ancora. Dopo le elezioni finisco il mio lavoro. Sarà il nuovo consiglio a bandire la gara che sarà una gara aperta, europea.

Ma Benko ha già fatto la sua offerta sui terreni comunali oggetto del bando...

Sì, quasi 100 milioni. Ma le legge 55 garantisce la possibilità di altre offerte. Se saranno superiori, si vedrà. In ogni caso, il proponente ha ancora la prelazione. Nel senso che se farà salire la sua offerta sulla base di altre eventuali, sarà sempre lui a costruire. È una opzione che premia, come dire, la primogenitura.

E se la prossima giunta dovesse dire no?

Difficile. Ci sono in ballo legittimi interessi. Si rischierebbero ingenti richieste danni.

Spese per la consultazione?

Poche. Abbiamo usato materiale provinciale per i referendum sull'aeroporto. E anche i tabelloni. E il personale è costato solo lo straordinario in più.

La consultazione era comunque, appunto, "consultiva" e non vincolante...

Per me era un impegno che avevo preso con i cittadini. Lo avevo messo in chiaro: comunque vada rispetterò l'esito. Pacta sunt servanda. Cioè patti chiari amicizia lunga. (p.ca.)













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