L'INTERVISTA markus falk  

«Più casi tra gli anziani Giusto chiudere adesso» 

La pandemia. Il biostatistico avverte: «Aumento di contagi oltre i 70 anni, ospedali a rischio» La stima: «Con questo trend in due settimane 47 pazienti in terapia intensiva, ora sono 34»


Francesca Gonzato


Bolzano. Nell’esercito della lotta al Coronavirus il biostatistico Markus Falk è uno degli uomini addetti ai numeri. Tra i suoi impegni c’è il monitoraggio biostatistico della pandemia, tra cui un progetto in collaborazione con l’Eurac. Ha un sito web personale, in cui carica quotidianamente il numero dei nuovi casi in Alto Adige, con la previsione nei dieci giorni successivi. Il grafico della prossima settimana non è rassicurante. Sia per quanto riguarda l’aumento dei contagi, sia per quanto riguarda le fasce d’età dei pazienti. Da domani l’Alto Adige torna in lockdown per tre settimane. Falk sembra considerarlo inevitabile. Il bollettino di ieri della Asl riportava un nuovo picco i contagi, 802, tra tamponi Pcr e antigenici, 34 letti di terapia intensiva occupati e altre quattro vittime.

Quasi tutta l’Italia è ormai in zona gialla. L’Alto Adige per il ministero resta arancione, ma con il lockdown la Provincia si autodichiara rossa. Come valuta la situazione della pandemia?

I numeri sono alti, ma i malati per l’85% sono nella fascia di età al di sotto dei 70 anni. Questo è un dato importante per la tenuta del sistema sanitario, perché sappiamo che generalmente il virus può provocare sintomi gravi a partire dai 70 anni, con ricovero in ospedale e in terapia intensiva. È un trend che osserviamo da dopo Natale e che purtroppo sta subendo un mutamento.

In quale direzione?

Un incremento di casi nella fascia di età sopra i 70 anni. Nella seconda settimana di gennaio i casi sopra i 70 anni erano 411. Nella terza settimana erano 481, nell’ultima settimana di gennaio erano 485. Abbiamo iniziato febbraio con 507 casi. È un segnale di allarme. Ciò che si verifica corrisponde alle previsioni.

A quale stima si riferisce?

Entro due settimane gli ospedali saranno pieni. Non siamo ancora al picco di novembre, ma in due settimane i posti letto potrebbero non essere più sufficienti. Tra due settimane potremmo avere 37 pazienti in terapia intensiva sopra i 70 anni e una decina di casi sotto i 70 anni. Circa 47 pazienti rispetto ai 34 attuali, che ci vedono già oltre la soglia di allerta. E questa crescita si è creata in due settimane. In questa fase emerge una notevole differenza tra la città e la periferia. Nelle vallate la struttura sociale vede ancora famiglie molto estese, con la convivenza che va dai nipotini ai nonni. La prevalenza di contagi nelle fasce più giovani provoca progressivamente un innalzamento di casi anche tra gli anziani.

Ritiene opportuna quindi la decisione di varare un nuovo lockdown, per interrompere il trend che ha appena descritto?

Come biostatistico non è mio compito decidere. Io dico che tra due settimane gli ospedali saranno saturi. In ottobre avevamo annunciato un rischio simile, ma il lockdown è stato varato quando ormai le strutture erano strapiene. Ora non hanno aspettato.

È stata certificata la presenza della variante inglese, assai più contagiosa. Della variante sudafricana e brasiliana non si sa ancora nulla. Nei dati voi vedete qualcosa?

Ancora no. È una situazione da monitorare con serietà. Non ho paura delle varianti, ho paura della sottovalutazione. Spero che non commetteremo l’errore del Tirolo, che si è portato avanti la variante sudafricana fino a 90 casi. Nel frattempo quanti saranno stati i contagiati?

Asl e assessorato sono stati impegnati nei giorni scorsi in un braccio di ferro con l’Istituto superiore di sanità sulla correttezza dei dati.

Lavorano su dati più vecchi rispetto ai nostri. Quindi ci davano rossi quando eravamo gialli o arancioni e ci classificano arancioni mentre ora siamo nettamente rossi. Rosso significa che in due settimane il sistema sanitario potrebbe non reggere più.

È giusto insistere con gli screening di massa? La via altoatesina è finita sotto accusa.

Ci sono ancora troppi casi nascosti, che dobbiamo scovare. Suggeriamo di cambiare strategia. Più che screening a tappeto, con test a migliaia di persone per scovare qualche decina di positivi, si potrebbe provare a offrire tamponi antigenici gratis a chiunque abbia un piccolo sintomo o un contatto sospetto. A queste persone il medico non prescrive il tampone. Temo che molti preferiscano non spendere 40 euro in farmacia.

©RIPRODUZIONE RISERVATA.













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