«Politica a pezzi e partiti chiusi nei palazzi»

L’ex sindaco: «La gente non si fida più Difficile trovare nomi nuovi per le comunali»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Prima di Penta c'è stato lui.

Salghetti: commissario del Comune di Bolzano tra il 1988 e il 1989, in seguito all'annullamento delle elezioni del 1985, vinte da Marcello Ferrari.

E Salghetti (sindaco dal 1995 al 2005) dice: «Solo che quando hanno chiesto a me c'era stata Tangentopoli. Dc a pezzi, Ferretti arrestato. C'era una ragione pratica». E adesso? «A pezzi è la politica. L'unico luogo in cui si continuava a farne un po' era l'Upad. Almeno lì, con Gaetano Gambara, uno che lavorava nei partiti poteva sentire cosa pensava l'economia o un sindacalista o un professore. A stare nei partiti, invece, si rischia di non capire niente...».

A lei, da commissario straordinario, hanno chiesto di candidarsi ma anche adesso c'è chi prefigura un Penta bis. Non se ne esce...

Ho sentito. Fosse un bolzanino, gli avrebbero già proposto di presentarsi alle elezioni.

Il Pd cerca un candidato ma non lo trova.

Ma anche a destra, vedo, non hanno neppure un nome.

Cosa succede ai partiti bolzanini? E' un problema di bolzanini o di politica?

Tutte e due. La gente sta bene. I funzionari pubblici, dove solitamente si pescano i candidati, hanno buoni stipendi. Non li mollano. Nessuno si fida più dei partiti.

Ma tutti, tutti?

Hanno problemi diversi. Il Pd è nato da una fusione fredda tra Ds e Margherita, in sostanza tra comunisti e cattolici. E anche adesso il suo gruppo dirigente è "freddo".

Che intende dire?

Che sta molto chiuso in se stesso. Sono 4, 5 persone. Hanno quasi paura di sporcarsi le mani, di andare al bar e sentirsi dire le cose. La rete con le associazioni, con l'economia, che era ben viva ai tempi della Dc è sfilacciata. Qualcuno del partito si fa sentire tra gli imprenditori o i professionisti solo quando sono in arrivo le elezioni. È logico che siano guardati con sospetto.

Ma ci sono le primarie... La Di Fede ha detto: così i cittadini saranno protagonisti.

Mah, finora protagonista mi sembra solo il dibattito sulle regole. Ci si accapiglia sul metodo ma il metodo non scalda.

E cosa scalda?

I nomi, i volti. Gli scontri programmatici. Ma i nomi sono sempre quei due e sono tutti e due volontari. Il partito tace.

Ma non è che a destra...

Lì è peggio. Appena trovano un barlume di unità arriva sempre la Biancofiore a spaccare tutto. È un copione. Eppure basta passeggiare per i luoghi del loro elettorato, che so?, Corso Libertà, per comprendere che quello che la gente vuole è solo unità.

Ma perchè allora non capisce chi deve capire?

Perchè perderebbero potere. E titoli sui giornali. Fare un passo indietro è bello a parole.

Holzmann ha fatto un passo avanti.

È un nome dei miei tempi. Mi sembra che voglia andare da solo perché da solo immagina di contare.

Nel centrodestra o al ballottaggio?

Ha lanciato segnali sulla "governabilità", ho letto... Vuol dire, mi pare, essere pronto a governare con chi avrà i numeri per farlo. E se sarà il centrosinistra potrebbe succedere quello che nessuno pensava.

Ma non alla Leopoldina...

Anche quello era un segnale.

Perché il Pd non trova uomini e donne disposti ad impegnarsi come candidati?

É stato autoreferenziale. Si è seduto prima su di me, che ero estraneo al partito, e poi su Spagnolli. Il gruppo dirigente, negli ultimi vent'anni, non ha allevato una squadra di giovani da impiegare poi sul campo e adesso rischiano di essere costretti a prendere quello che c'è.

Ma non sarà solo colpa del partiti...

Anche di una legge elettorale capestro. Pure quella che è stata approvata da poco ha posto una soglia mobile al 7% per le coalizioni ma, non rendendola più alta per i singoli partiti che vi possono partecipare, indurrà all'ognuno per se una volta finite le elezioni. E si ricomincerà da capo.

Poi c'è la Svp. Pure lei è in crisi. E sulle alleanze sembra un'anguilla.

Ai miei tempi avevano Magnago e Durnwalder in provincia. E Pichler Rolle in Comune. Si sapeva con chi parlare. Adesso è sparito pure Ladinser. Mi sembrano divisi su tutto, partendo da Benko. È naturale che anche per il Pd questo sia un ulteriore problema. Che accentua lo sfaldamento. Come si fa a fare un programma per la città senza elaborarlo con la Svp?

Appunto, come si fa?

Lo si fa con dentro tutto e il contrario di tutto. Pronto per i Verdi ma anche per i centristi e magari anche per una parte della Svp o del centrodestra. Insomma, è difficile.

E per lei , lo è stato?

È stato più facile. Con Tangentopoli i partiti hanno sul serio tentato di guardare fuori, nella società. Io ero fuori. La prima volta con una lista civica, la seconda con la Margherita. È lì che ho iniziato a frequentare il partito. Un po' come Spagnolli. Riunioni, vertici.

E com'era?

Ci si vedeva in sede, allora in via Resia. C'era molta gente, sempre. Almeno 50, 60 persone ogni volta. Grandi discussioni. Masterplan, progetti, convivenza.

Ma anche Spagnolli è arrivato quasi per caso.

Ma è arrivato. Adesso è tutto uno sfilarsi. E sembra che le primarie siano la soluzione, il fine. In realtà dovrebbero essere solo un mezzo. Che va usato se serve sul serio.

Come se ne esce?

Non vorrei che accadesse un lavacro generale. Non ne abbiamo bisogno, come città. Una coalizione coesa di centrosinistra con la Svp è il possibile scenario. Quello che può tenere insieme tante cose. Ma ci vogliono i volti. Per cui dico: fateli vedere. E al partito: fatevi vedere.













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