Prematuri, l’alleanza dei genitori

Il primario Messner: «Condividere un’esperienza così delicata aiuta tutti, anche noi medici»


di Fabio Zamboni


BOLZANO. Un vecchio luogo comune che gli esperti di oggi considerano ancora attendibile, voleva i bambini prematuri più attrezzati ad affrontare le malattie infantili. Più resistenti, insomma, di quelli nati dopo i fatidici nove mesi. Pochi sanno che in Alto Adige, come altrove, ogni undici bambini uno nasce appunto prematuro. Come dire 500 bambini l’anno, come dire mille genitori che si trovano ad affrontare l’ansia, lo stress, le preoccupazioni legate ad un evento imprevedibile e pieno di incognite, malgrado gli enormi progressi della medicina e malgrado l’efficienza del reparto bolzanino di Neonatologia guidato dal dottor Hubert Messner, da anni all’avanguardia. Ebbene, questi genitori, realizzando quanto importante sia il sostegno psicologico nel periodo del parto prematuro ma anche successivamente, due anni fa hanno fondato l’associazione onlus Associazione Prematuri Alto Adige. Cento soci e un’attività intensa: «L’associazione – ci spiega la presidentessa Jutta Perkmann Erhart – è nata nel 2010 quando un gruppo di genitori con bambini prematuri si sono conosciuti nell’ambito della terapia intensiva. Siccome in Alto Adige non c’era nulla di simile, abbiamo pensato di organizzarci».

Con quale obiettivo?

«Sostenerci a vicenda, sia in ospedale sia dopo, nel primo periodo a casa che è molto delicato. Ci scambiamo informazioni, e lo facciamo anche attraverso incontri con esperti, oltre a eventi piacevoli come la festa che abbiamo tenuto domenica scorsa a Vilpiano: grigliata, spettacolo per i bambini...».

La prossima iniziativa?

«Sarà bellissima, perché abbiamo aderito alla Giornata mondiale del bambino prematuro che sarà il 17 novembre. E’ una iniziativa a livello europeo e noi parteciperemo a quello che sarà un progetto molto originale: in ogni città, i soci delle varie associazioni confezioneranno babbucce di lana della misura adeguata ai prematuri, una misura che non si trova in commercio. Coinvolgeremo mamme, nonne, zie... Sarà un modo per far conoscere il fenomeno dei prematuri oltre che la nostra associazione».

Come mai nel direttivo non ci sono cognomi italiani, per un tema così condiviso?

«L’iniziativa è partita da un gruppo di sudtirolesi ma fra i soci ci sono molte famiglie italiane, e condividiamo ogni esperienza. Non c’è alcun problema di lingua, e infatti anche nel direttivo c’era una mamma italiana fino a poco tempo fa. Anzi, abbiamo contatti anche con genitori trentini che hanno partorito in Alto Adige».

Alla festa di domenica scorsa c’era anche Hubert Messner, il primario di neonatologia: «Partecipo sempre volentieri. L'associazione è stata creata da genitori motivati, che hanno capito che questi bambini hanno bisogno di un sostegno collettivo, da parte di tutti i genitori oltre che dai medici. E' una problematica sociale, e condividerla fra di loro e con noi aiuta certamente. Io partecipo volentieri alle loro riunioni e alle loro feste, perché vedere genitori motivati è importante anche per noi».

C’è qualche novità scientifica o statistica nel vostro campo?

«Beh, quello che è cambiato negli ultimi anni è il limite diopravvivenza: quindici anni fa era attorno agli 800 grammi. Oggi, a livello internazionale, è stato portato addirittura a 23 settimane di gestazione e a 400 grammi di peso. Un limite discutibile, arbitrario, ma possibile. Direi che è anche un limite etico, non solo scientifico».

L’antica saggezza popolare sosteneva che i prematuri diventavano più forti dei nati a termine, almeno quelli che allora sopravvivevano: luogo comune?

«No, è vero. Un prematuro che pesa oltre il chilo se supera senza complicazioni la fase perinatale e successiva, diventa più resistente alle malattie. Li teniamo sotto controllo per lo sviluppo definitivo della respirazione, ma quasi mai per malattie infantili comuni».

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