"Premio" da 150 mila europer aver scoperto Ötzi

La lunga contesa tra i coniugi Simon (che trovarono 17 anni fa la mummia nel ghiaccio) e la Provincia di Bolzano sta per chiudersi. Il legale della signora Simon (il marito nel frattempo è morto) annuncia che l'intesa ora c'è e il premio per il ritrovamento costerà alla Provincia di Bolzano 150 mila euro.
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E' in arrivo dunque un premio da 150 mila euro per la scoperta di Ötzi. La mummia fu trovata 17 anni fa dai coniugi tedeschi Simon, che videro affiorare sul ghiacciaio del Similaun la salma di 5 mila anni fa  divenuta nel frattempo il celebre Ötzi. Sulla vicenda c'è un lungo contenzioso legale tra Erika Simon - che assieme al marito, nel frattempo morto, scoprì Ötzi durante un'escursione - e la provincia di Bolzano, chiamata a pagare il premio. Ora il legale della donna ha annunciato che sarebbe pronto un accordo da 150.000 euro.


LA CURIOSITA'
Ötzi, un rito sacrificale di 5000 anni fa?
Lo studioso Domenico Nisi raccoglie tracce e indizi che risalgono alla caduta di un meteorite e al successivo "omicidio liberatorio". Il tutto illustrato in un'antica tavoletta

Un meeting internazionale ha riunito studiosi impegnati a sviluppare “Nuove ipotesi attorno a Otzi, la mummia dei ghiacci”. Il caso Ötzi rivela infatti che la possibile soluzione richiede una ricerca ad ampio spettro e non solo un'indagine puntuale sul corpo. A dichiararlo è Domenico Nisi, archeologo, collaboratore del Museo Tridentino di scienze naturali di Trento, che dal 1992 è stato coinvolto nelle indagini sull'Uomo del Similaun e in questi anni ha raccolto dati importanti in Val Senales, nell'Otztal (Austria) e in Val Venosta.

“Il metodo da me sostenuto da sempre, anche in vari interventi e allo stesso congresso internazionale del 2001 – dice Nisi - punta ad affrontare l'indagine a 360 gradi. Si parte da un recente libro di due studiosi inglesi dell'università di Bristol, Hempsell e Bond, e dall'interpretazione di una tavoletta sumera trovata a Ninive e ora al British Museum, che riporta come in data 29 giugno 3123 avanti Cristo del calendario giuliano (secondo il nostro calendario, il 4 giugno) sia stato avvistato nella volta celeste un meteorite. Attraverso la ricostruzione della traiettoria, si può affermare che il meteorite cadde in Otztal causando devastazione in un territorio di almeno un milione di metri quadrati. Fin dall'Ottocento e con studi approfonditi dagli anni Sessanta, diversi ricercatori di tutto il mondo hanno rilevato a Kofels una formazione geologica anomala: pomici e quarzo vetrificato nella frana più grande d'Europa, a proposito della quale non c'è concordanza su datazione e genesi, ma che secondo i due studiosi inglesi sarebbe ancor oggi la conseguenza più evidente dell'impatto”.

“Il Giogo di Tisa, luogo di ritrovamento della Mummia dei Ghiacci a 40 chilometri da Kofels, è stato da sempre il passaggio naturale per la transumanza e le vie di pellegrinaggio. Il passo – continua Nisi - viene protetto dal santuario di Madonna di Senales: la piccola statuetta lì venerata e portata nel 1304 da due pellegrini che tornavano dalla Terra Santa o da San Giacomo di Compostela è una Madonna Nera. Il Similaun è per la valle una montagna sacra, dato confermato dal rinvenimento di un sito archeologico che ho identificato come luogo di culto alla Dea Madre. Il territorio è stato frequentato fin dal Mesolitico dai cacciatori che, inseguendo animali selvatici, stambecchi e camosci, si spostavano lungo la Val Senales e l'Otztal”.

“Proviamo ora – prosegue Nisi - a immaginare la situazione apparsa agli occhi di queste tribù dopo la caduta del meteorite: una recrudescenza climatica repentina di cui possediamo dati certi ha sconvolto probabilmente l'economia e la vita nella zona. La presenza di meteoriti può aver poi mutato la percezione e la percezione magico-religiosa dell'uomo”.

“Tali eventi - dice Nisi – possono aver messo a rischio l'esistenza stessa dei clan locali. Come ha dimostrato l'antropologia, il meccanismo messo in atto a questo punto da ogni cultura del mondo si incentra sul sacrificio alla divinità per placare e cercare di dominare la Natura. In questi casi, il sacrificio rituale di un personaggio rilevante del gruppo è plausibile così come la sepoltura sul Giogo di Tisa, luogo da migliaia di anni emblematico e legato visivamente e spazialmente alla montagna sacra”.

“Un ultimo indizio va sottolineato - svela l'archeologo - C'è una stele che anni dopo può aver mitizzato l'evento raccontando su un lato l'ambientazione e sull'altro il fatto. Possiamo osservare da una parte un disegno molto semplice, linee che potrebbero descrivere una montagna, due soli, uno più raggiato dell'altro, un'altra linea più leggera potrebbe rappresentare una traiettoria e dei cerchi concentrici per indicare la caduta di un corpo celeste. Dall'altro lato, si riescono a distinguere due uomini, una freccia tra loro che sembra puntata alla schiena di quello davanti, anch'esso in movimento. Sopra di loro, due cerchi concentrici con un punto in mezzo, un possibile segno siderale. Questa stele è conservata a Laces, nella chiesa (ora sconsacrata) di Nostra Signora in Colle ed è stata riutilizzata come pietra dell'altare. Nel santuario, le donne andavano a chiedere guarigione per i loro figli (mal di gola) e protezione. Lo facevano attraverso un rito specifico, come risulta dalle interviste da me fatte alle anziane, probabilmente con un contatto sulla pietra, il tutto in un luogo rialzato e significativo”.













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