all’ex caserma gorio

Profughi disperati ai Piani: «Ci hanno gettato dai camion»

BOLZANO. Sono scesi dall’autobus all’1.30. Alcuni di loro sono stati subito accompagnati dal medico, altri hanno atteso indicazioni. In fila indiana sono entrati nell’area dietro al centro di...



BOLZANO. Sono scesi dall’autobus all’1.30. Alcuni di loro sono stati subito accompagnati dal medico, altri hanno atteso indicazioni. In fila indiana sono entrati nell’area dietro al centro di accoglienza, dove ad attenderli c’erano i volontari e i container. Ad ognuno di loro sono stati dati due sacchetti: il primo conteneva dentifricio, spazzolino, carta igienica e saponette. Il secondo, invece, era pieno di pane, acqua, cibo in scatola e della frutta. I trenta uomini, tutti provenienti dall’Eritrea e sbarcati a Lampedusa sabato mattina, non si reggevano in piedi. Ma la prima cosa che hanno fatto, poco prima delle 2 di notte, è stato sedersi sulle panchine che si trovano all’esterno per mangiare. Avevano fame. I giovani volontari hanno cercato soprattutto di tranquillizzarli.

Nelle ultime sei settimane, sono arrivati al centro profughi di via Macello centoventi immigrati (40 a fine marzo, 50 due settimane fa e 30 nella notte tra sabato e domenica). Il primo gruppo ha lasciato la provincia di Bolzano pochi giorni dopo. Il secondo è rimasto in Alto Adige ed è stato diviso per far posto ai nuovi arrivati. Secondo Amnesty International, l’anno scorso, nei primi quattro mesi dell’anno, erano sbarcati a Lampedusa poco più di 3.200 profughi. Nei primi quattro mesi del 2014, i numeri si aggirano attorno ai 24 mila immigrati (otto volte tanto).

Torniamo ai Piani: sono esausti anche i soccorritori. Tra di loro c’è Andrea Tremolada, coordinatore del centro gestito dall’associazione Volontarius. C’è anche il direttore, Claude Rotelli. Sono preoccupati. Sanno che in estate si dovrà affrontare una vera e propria emergenza. Ma Tremolada è convinto di una cosa: «Dopo ogni arrivo piovono le critiche. Sono convinto che bisogna sempre tenere presente una cosa: queste persone fuggono da guerre, torture, fame, governi autoritari. Ogni persona ha il diritto ad avere una vita migliore. Parliamo di persone alle quali è stata tolta la dignità». I soccorritori sperano che l’Europa intervenga per risolvere la questione. Due dei profughi vengono portati dal medico. Sembra che ci siano diverse fratture su tutto il corpo. Chi è stato? «Siamo stati lanciati dal camion in corsa nel deserto». Poi il viaggio a piedi, senza acqua, fino in Libia. Poi sul «barcone», alla ricerca di una vita migliore. Sono le 3 quando gli immigrati entrano nei container per riposare. Con molta probabilità, presto quei posti serviranno ad altre persone disperate come loro.

(s.p.)

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