Profughi “fuori quota” vertice con il ministero 

Palazzo Ducale. Il caso di Bolzano discusso ieri con il capo dipartimento Immigrazione Andriollo: «Riconvertire i centri di accoglienza sotto utilizzati nei diversi Comuni»



Bolzano. Una migliore distribuzione di richiedenti asilo e migranti all’interno del territorio provinciale: di questo si è discusso ieri mattina al Commissariato del governo in un vertice convocato con il capo dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno, il prefetto Michele Di Bari. La riunione sui flussi arriva dopo l’appello lanciato pochi giorni fa dal sindaco Renzo Caramaschi proprio su questo tema: superata l’emergenza degli sbarchi, va governato il fenomeno delle presenza sul territorio di persone al di fuori del canale ufficiale della richiesta di protezione internazionale. A dialogare con Di Bari sulla situazione in Alto Adige c’erano il commissario del governo Vito Cusumano, la vicaria Francesca De Carlini il presidente Arno Kompatscher, il vice sindaco di Bolzano Luis Walcher con l’assessore Juri Andriollo. «Il tema riguarda svariate decine di persone, più le altre che nei prossimi mesi usciranno dal percorso della richiesta di asilo: E ciò riguarda sia chi riceverà la protezione internazionale sia chi subirà un diniego», spiega Andriollo, «Nel primo caso, dobbiamo aiutare chi ha diritto di restare qui, magari già lavora, ma fatica a trovare una casa. Nel secondo caso, siamo di fronte a degli “invisibili”, che dovrebbero essere rimpatriati, ma sappiamo che le procedure sono molto lente. Come è accaduto nei mesi delle ondate di arrivi, anche questa seconda fase vede Bolzano come polo di attrazione delle persone. Serve un riequilibrio». In Alto Adige, ricorda Kompatscher, ci sono attualmente 1200 richiedenti asilo, più appunto tutti coloro che appartengono ad altri profili. A Bolzano nei Cas, i centri di accoglienza straordinaria vivono circa 200 richiedenti asilo, cui si devono però aggiungere 600 persone ospitate nei centri comunali, che possono essere senza fissa dimora (al 90% extracomunitari), persone in transito o magari respinte dalla Germania. Cusumano riassume: «In Altro Adige si è stabilita un’ottima collaborazione con la Provincia e i Comuni. Una base su cui proseguire». Di Bari introduce il tema dei rimpatri volontari: «Sono già stati firmati alcuni protocolli». Per profili diversi, servono soluzioni diverse, così Kompatscher: «Vanno accelerate le procedure di espulsione per chi non ha diritto di restare sul suolo italiano. E serve un ricollocamento tra le Regioni per chi arriva in Alto Adige e non fa parte della categoria “standard” di richiedente asilo. Ci è stato garantita attenzione». C’è poi il tema della distribuzione all’interno del territorio provinciale. Andriollo anticipa: «I Cas allestiti in diversi Comuni dell’Alto Adige sono sottoutilizzati perché sono diminuiti gli sbarchi. Questi luoghi potranno essere riconvertiti per accogliere le persone uscite dal percorso del riconoscimento della protezione internazionale che hanno diritto di restare». FR.G.

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