Quarantena a Colle Isarco, il sindaco si ribella

Colle isarco. - «I pompieri arrivano prima che scoppi l'incendio»: è ciò che sta accadendo, secondo Franz Kompatscher, sindaco di Brennero, con la predisposizione in tutta Italia di 6.600 posti in...



Colle isarco. - «I pompieri arrivano prima che scoppi l'incendio»: è ciò che sta accadendo, secondo Franz Kompatscher, sindaco di Brennero, con la predisposizione in tutta Italia di 6.600 posti in edifici militari per l'emergenza Coronavirus. A Colle Isarco, a pochi chilometri dal passo del Brennero, «si prevede una struttura con 575 letti a fronte di un unico caso di infezione in Alto Adige (il trentunenne di Terlano contagiato dopo la visita ad una zia nel lodigiano e ricoverato da una settimana all’ospedale San Maurizio in buone condizioni, ndr). Queste cifre da sole mostrano che la fretta e la misura sono eccessive», protesta il primo cittadino del Comune al confine con l'Austria nel cui territorio si trova l'edificio individuato dalla protezione civile della Provincia per la quarantena.

«Misure come quelle previste qui, fino ad oggi non sono state adottate in nessuna parte d’Europa», afferma Kompatscher che, ieri sera, ha convocato d’urgenza il consiglio comunale. Seduta dai toni accesi alla quale hanno partecipato l’assessore alla protezione civile Arnold Schuler e i rappresentanti della sanità.

Quella individuata per l’emergenza Coronavirus non è in realtà una vera e propria caserma, ma un complesso di tre palazzine utilizzate per i soggiorni militari.

Le strutture potrebbero servire nel caso ci fossero da isolare persone che non hanno una casa a disposizione, ad esempio turisti.

Il sindaco protesta: «Sinceramente non capisco tutta questa urgenza. Hanno cominciato a fare i primi lavori già domenica. La situazione è delicata, ma in questo modo si crea solo allarme. Il danno economico poi si annuncia pesante: in quella struttura ci sono circa 40 mila pernottamenti all’anno, pari ad un quinto dei pernottamenti complessivi nel nostro comune».

Contrario alla creazione di un centro per la quarantena a Colle Isarco anche il Team K: «Concentrare in un unico paese una struttura di questo tipo non risolve il problema, ma rischia di aggravarlo rendendo Colle Isarco una zona rossa. Le soluzioni ci sono ma sono altre: dalle cure domiciliari al preparare il nostro sistema ospedaliero a fronteggiare un aggravamento della situazione».













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