Covid

Quarta dose verso il rischio flop in Alto Adige

Adesione molto bassa per Over 80 e ultrafragili: meno di 1.500 dosi su una platea di oltre 40 mila aventi diritto: con Omicron il Covid non fa più paura. Franzoni (Asl): «Rischiamo la “stanchezza della vaccinazione”, un forte errore»



BOLZANO. Con Omicron il Covid non fa più paura. “Ma dai ... ti prende solo un po’ di mal di testa, della stanchezza, qualche linea di febbre un po’ di mal di gola ed è fatta”. Le persone - anche quelle a rischio - pensano così. E così succede che in Alto Adige - come nel resto d’Italia - la campagna vaccinale si sia arrestata ed i tassi di copertura nell'ultimo mese registrino incrementi davvero esigui. Più di un italiano su quattro non crede sia necessaria e la metà della popolazione ritiene che il virus si sia depotenziato.

L’Ema - Agenzia europea del farmaco - se l’aspettava e dice che è subentrata una sorta di “stanchezza da vaccinazione” dovuta a troppe iniezioni fatte a pochi mesi di distanza e poca informazione sulla necessità di proteggere chi rischia la malattia grave. Il direttore generale dell’Asl - Florian Zerzer - a sua volta vaccinato ed a casa col Covid, invita a non abbassare la guardia ma le quarte dosi - in provincia di Bolzano - non arrivano a 1.500 su una platea di aventi diritto che supera le 40 mila persone. Il secondo richiamo (la quarta dose appunto) è scattato questa settimana per le persone che abbiano compiuto o superato gli 80 anni, gli ospiti delle case di riposo e la fascia tra i 60 ed i 79 anni, inserita nelle categorie a rischio.

Mentre l’Asl ricorda che la quarta dose per pazienti “ultrafragili” aveva preso il via lo scorso 21 marzo. Ma al momento i vaccinati con quarta dose sono in tutto appena 1.474 e l’Asl che non ha il dettaglio tra over 80 (più di 33 mila persone) ed “ultrafragili” (circa 8 mila), dice che la fascia più importante è costituita da questi ultimi (soprattutto malati di cancro, trapiantati e pazienti reumatologici e neurologici). 

Insomma la quarta dose che si effettua con i vaccini mRna Pfizer e Moderna, purché sia trascorso un intervallo minimo di almeno 120 giorni dalla terza, non convince. Esclusi per ora coloro hanno preso il Covid dopo la terza dose.

Si registra una sorta di giustificata saturazione da virus, le persone vogliono tornare alla normalità, all’estate, riprendersi la vita. Molti avanzano perplessità verso l’ennesima iniezione che non si aspettavano arrivasse prima dell’estate. E temono di doverne fare un’altra in autunno, per cui adesso c’è chi preferisce aspettare anche perché Omicron dà sintomi lievi.

Patrick Franzoni  - medico di urgenza e viceresponsabile Emergenza Covid Asl - capisce tutto ma dice che l’attesa non è assolutamente consigliata. «Tra i ricoverati in ospedale per Covid ci sono numerosi anziani con terza dose fatta ormai sei mesi fa. Più passano le settimane, più scende la protezione contro il virus. Mi sento di ripetere a tutti gli indecisi che questo ulteriore richiamo è indicatissimo e non me la sentirei di rischiare in un momento delicato come questo in cui la circolazione del virus resta alta». Altra questione che dovrebbe spingere le persone a rischio all’immunizzazione è lo stop ai divieti Covid. Ancora quindici giorni e poi dal primo maggio stop a pass e mascherine. «La popolazione più a rischio e quella ultrafragile - conclude Franzoni - deve capire che il virus non sparisce con l’allentamento dei divieti». V.F.













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