Animali

Recupero Avifauna, il Crab non riaprirà più 

L’Unione Europea aveva stanziato 300 mila euro per la ristrutturazione del Centro in via Rio Mulino, ma l’Ufficio patrimonio del Comune ha bloccato tutta l’operazione


Sandra Mattei


BOLZANO. Tempi duri per la cura della fauna selvatica. Mentre a Trento la Provincia ha deciso di togliere la gestione ventennale del Centro Avifauna di San Rocco alla Lipu, trasferendola alla Forestale, a Bolzano la speranza di realizzare una struttura nuova sulle ceneri di quella in via Rio Molino per ora è tramontata. A farne le spese sono i volatili e i piccoli mammiferi selvatici che spesso hanno bisogno di cure, soprattutto in città, e che sono presi in carico grazie alla buona volontà di associazioni e veterinari.

Com’è noto il Crab (Centro recupero dell'avifauna selvatica) è chiuso da più di 3 anni per le condizioni di fatiscenza della struttura, non più in grado di garantire i valori igienici e di sicurezza per i volontari che ci operavano. Dopo circa trent’anni di volontariato nella Lipu e nell’Oipa, ha gettato la spugna Maurizio Azzolini che continua la sua attività di cura dell’avifauna a livello personale.

Lo stesso vale per Gabriele Simonini, responsabile insieme al veterinario Vincenzo Mulè degli ultimi anni di gestione del Crab, che hanno dato forfait per il rischio a cui andavano incontro in un’area non più idonea ad ospitare gli animali in cura ed i volontari. Spiega Azzolini che la sua opera continua, perché dopo decenni di attività di recupero di uccelli feriti il suo nome è ancora un riferimento in Alto Adige.

«Proprio in questi giorni – racconta Azzolini – ci è stata consegnata una cornacchia dolorante e deperita, che abbiamo consegnato al veterinario Mulè, perché in casa posso accogliere solo uccelli di piccola taglia come passeracei e rondini. Purtroppo gli incidenti ai danni di queste specie sono molto frequenti, sia per investimenti, sia per scontri contro vetrate o per attacchi da parte dei gatti. Va segnalato però che non sempre è bene spostare gli uccellini che pensiamo caduti dal nido, perché se hanno le piume possono essere alle prese con prove di volo e essere seguiti dai genitori che poi li cercheranno».

A questo proposito, l’attività del Crab era molto utile per la sua funzione didattica, era meta infatti di scolaresche e svolgeva una funzione anche di prevenzione per il benessere dei piccoli animali selvatici che in città sono tuttora numerosi, come ricci, pipistrelli, ghiri.

Ma perché non è stata ancora trovata una soluzione alla carenza di una struttura di questo tipo? Lo spiega il veterinario Vincenzo Mulè, che è stato il direttore sanitario del Crab.

«Il Centro di via Rio Molino era su un’area comunale concessa in comodato d’uso e la gestione era sovvenzionata al 90 per cento dalla Provincia di Bolzano. Dopo la sua chiusura, abbiamo avuto la speranza che si arrivasse ad una soluzione grazie ai fondi del Pnrr che sarebbero serviti per realizzare una nuova struttura, sempre sull’area comunale.

Sembrava che tutto procedesse per il meglio, erano d'accordo sia l’assessore all’ambiente del Comune che quello provinciale e c’erano 300 mila euro stanziati dall’Unione europea, ma all’ultima riunione via zoom che si è tenuta in febbraio si è messo di traverso l’ufficio patrimoniale del Comune di Bolzano che non ha dato il via libera, giustificando questa posizione per via del valore ambientale dell’area.

Si è persa così un’occasione, perché quei soldi non potranno più essere utilizzati. Si continua ad operare per la cura degli animali selvatici a livello di volontariato, ma è veramente una vergogna che in una Provincia come quella di Bolzano non ci sia una struttura adeguata».













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