Renate, la verginità come scelta di vita

Ha 36 anni e insegna all’asilo: «Il mio voto è una provocazione in un mondo in cui la sessualità viene commercializzata»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Si ispira a Santa Teresa d’Avila, la religiosa e mistica spagnola annoverata tra i dottori della Chiesa nel 1970 da Paolo VI, ed è tra le 150 vergini consacrate d’Italia. È convinta che «nessun partner possa colmare il desiderio di amare e essere amati» e che «la sessualità, al giorno d’oggi, venga eccessivamente commercializzata e accentuata». Renate Valentini, 36 anni, è badiota e fa la maestra in una scuola per l’infanzia di San Cassiano. Sa bene che il suo approccio radicale alla vita non è condiviso da molti, ma si ritiene una donna normale. Come tante altre. «Amo leggere, suono la chitarra ma pratico anche sport in mezzo alla natura, sia d’estate che d’inverno. La mia è una scelta consapevole, fatta in piena libertà, seguendo una vocazione».

Partiamo dall’inizio. Cos’è la consacrazione della vergine, cerimonia che l’ha vista protagonista domenica a Oies?

«È la prima forma di consacrazione della donna esistente nella Chiesa, nota già dai primi secoli dopo Cristo. Con la nascita dei conventi nel quarto e quinto secolo questa forma di vita è andata dimenticata. Il Concilio Vaticano II ha cercato di portare di nuovo a conoscenza questa forma di vita che ora sta rifiorendo».

Quante vergini consacrate ci sono in Alto Adige?

«Nel mondo ce ne sono 3000 e in Italia 450, Ma altre 150 si stanno preparando alla consacrazione».

Concretamente, cosa cambierà nella sua vita?

«Essere una vergine consacrata significa poter donare la mia vita a Dio. Il mio compito è testimoniare che “Dio solo basta”, come dice Santa Teresa d’Avila».

Il vescovo Muser, riferendosi alle vergini consacrate, ha parlato di "provocazione e al tempo stesso di testimonianza". Anche per lei è così?

«Certamente in un mondo secolarizzato, dove la sessualità viene estremamente accentuata e commercializzata, un voto di verginità è una provocazione. Tanto più una vocazione è inattesa in un certo momento storico e tanto più è significativa e importante. Forse proprio il mondo d’oggi che banalizza la verginità ha bisogno di persone che vivono e scelgono la verginità».

Sempre Muser ha sottolineato con forza che per lei "Dio è sopra di tutto". È davvero così?

«Sì, è verissimo e dovrebbe essere così per ogni cristiano. Dio è più di tutto, oltrepassa tutto ció che ci offrono questa vita e il mondo in senso lato. Tutti abbiamo modo di verificare quotidianamente che nessun fatto mondano, nessun divertimento e nessun partner possono colmare interamente il nostro desiderio di amare e di essere amati. In noi rimarrá sempre e comunque un vuoto, che solamente Dio è in grado di colmare».

L'impossibilità di avere un compagno e di farsi una famiglia non le pesa? Non significa, in qualche modo, sminuire il valore della vita?

«Avere una famiglia è un bene prezioso ma anche una vocazione, una vocazione ugualmente importante. Io ho scelto in piena libertà di rinunciare a una famiglia, sicuramente non per sminuire la mia vita, ma per vivere interamente per Dio e per aspettarmi tutto da Lui».

Cosa le dicono le sue amiche e i suoi familiari? Condividono questo percorso?

«Grazie a Dio sì. È bello sapere che in mezzo a molte persone che non condividono e criticano questa scelta, ci sia anche chi, intorno a me, mi sostiene ed è felice, perché è consapevole che si tratta della strada giusta per il mio presente ma anche per il mio futuro».

Ma come occupa il tempo libero? Leggendo i testi sacri?

«Mi piace muovermi nella natura praticando sport sia estivi che invernali. Adoro leggere e suonare la chitarra. Ma leggo ovviamente anche i testi sacri. Ho frequentato corsi di teologia a Bressanone e i corsi del rinnovamento della fede tenuti da Michaela de Beyer per approfondire il mio credo, per cercare risposte alle tante domande che mi sono sempre posta nella vita».

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