Richiedenti asilo, Kompatscher da Salvini 

Sì allo Sprar, i governatori chiedono l’equa distribuzione sul territorio. La Svp, no al decreto sicurezza



BOLZANO. La Svp ha votato ieri alla Camera «no» alla fiducia sul decreto sicurezza e oggi voterà contro il provvedimento. E «no» era arrivato anche dai senatori del Gruppo per le autonomie al Senato. Riassume la capogruppo Renate Gebhard: «Lo hanno chiamato decreto “sicurezza”, ma provocherà insicurezza: la limitazione degli accessi ai progetti Sprar porterà ad avere più persone sulle strade. La Svp ha poi proposto una serie di modifiche, tutte respinte». Mentre i deputati votavano contro la fiducia, il presidente Arno Kompatscher era a colloquio con il ministro dell’Interno Matteo Salvini, che ha fatto del decreto una sua bandiera. Kompatscher era lì come portavoce dei governatori, soprattutto del nord, che nella Conferenza delle Regioni avevano approvato nei mesi scorsi un documento sul tema della ripartizione dei richiedenti asilo. Anche Kompatscher sostiene che «il decreto sicurezza porterà ad avere ancora più richiedenti asilo costretti a vivere per strada, con le conseguenze che si possono immaginare. L'esperienza maturata in Alto Adige, invece, dimostra che nelle forme attuate il programma Sprar può funzionare. L'impegno che abbiamo dimostrato, e i risultati ottenuti, non possono comportare una redistribuzione sul territorio che vada a nostro svantaggio». A proposito di equa distribuzione sul territorio, Kompatscher ha ricordato l'importanza di comprendere anche le persone che raggiungono autonomamente, via terra, l'Italia da altri Paesi europei, oppure si spostano da una regione all'altra: «Soprattutto per le zone di confine come l'Alto Adige questo rappresenta un problema». Secondo i vertici del ministero degli Interni, il compito di segnalare le persone che devono essere comprese nel sistema di riparto nazionale spetta ai prefetti. Kompatscher dal canto suo ha ricordato che nella maggior parte dei casi coloro che raggiungono l'Italia via terra lo fanno dopo essersi vista negata la richiesta di asilo da altri Paesi. L'obiettivo, dunque, deve essere quello di fare in modo che il diniego alla richiesta di asilo da parte di altri paesi della Ue venga riconosciuto anche in Italia. Necessità di fare fronte comune, secondo Kompatscher, anche sulle procedure per l'inserimento nella società di coloro che ottengono parere positivo alla propria richiesta di asilo: «Vogliamo puntare ancora con più forza sul programma Sprar».













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