BRESSANONE

Rischiò di annegare all'Acquarena: ragazzino di 12 anni in coma da cinque mesi

In piscina mancava un bagnino. Due le persone che andranno a giudizio


di Mario Bertoldi


BRESSANONE. In occasione del grave incidente cui rimase vittima nel giugno scorso un ragazzino di 12 anni, il servizio di controllo e sicurezza nelle vasche nel centro “Acquarena” di Bressanone non sarebbe stato impeccabile. Di qui la decisione della Procura della Repubblica di disporre – con citazione diretta - il processo davanti al giudice di pace di uno dei responsabili del servizio stesso e di un bagnino che (nell’ipotesi accusatoria) non avrebbe svolto a dovere il servizio. L’incidente, avvenuto in una delle piscine dell’Acquarena di Bressanone il 7 giugno scorso, avrà dunque ripercussioni di carattere giudiziario in sede penale. Il sostituto procuratore Igor Secco ritiene infatti che ci siano elementi per sostenere il giudizio (davanti al giudice di pace) per lesioni colpose.
Come si ricorderà un ragazzino di 12 anni si tuffò da un trampolino della struttura pur non sapendo nuotare. Si trattò probabilmente di una prova di coraggio fatta davanti ad alcuni amichetti. La vicenda finì però in dramma in quanto il ragazzino non riuscì ad evitare di sbattere con violenza la testa sul fondo della piscina rimanendo esanime. La disavventura fu per fortuna seguita a distanza da una ragazza di terza media che avvertì subito la necessità di intervenire accorgendosi che nessuno aveva notato l’incidente.
Il ragazzino fu riportato a galla dopo pochi minuti. Era ancora in vita. Trasferito in un centro di rianimazione a Verona, non ha più ripreso conoscenza.
Furono i bagnini dell’Acquarena a praticargli i primi soccorsi salva vita in attesa dell’arrivo dei sanitari del 118.
Un intervento che all’epoca venne definito tempestivo ma la successiva inchiesta penale ha evidenziato alcune falle nell’organizzazione del servizio bagnanti. In particolare il pubblico ministero Igor Secco ha disposto la citazione a giudizio di un bagnino che al momento del tutto del ragazzino dal trampolino era impegnato a raccogliere delle foglie da una grata dell’impianto e non era concentrato nell’osservazione della vasca.
Assieme a lui va a giudizio anche il rappresentante legale di una società di consulenza a cui la direzione dell’Acquarena aveva affidato l’organizzazione operativa del servizio di sicurezza nelle varie piscine. Sulla base delle normative in vigore l’inchiesta avrebbe appurato la mancanza di un bagnino rispetto al numero minino necessario per garantire la sicurezza nelle vasche.
 













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