Sale slot tra gli sponsor dei ragazzini dell’hockey

Gli under 14 del Bolzano con la felpa Admiral ad un camp a Merano. Il club ammette: un errore. E toglie il marchio dal sito ufficiale della squadra.


di Massimiliano Bona


BOLZANO. A Merano, in questi giorni, si sta svolgendo un camp per giovani hockeisti con insegnanti d’eccezione del calibro di Christian «Kiki» Timpone e Max Ansoldi, entrambi ex nazionali ed entrambi pluriscudettati. Assieme a loro c’è anche Luca Ansoldi, altro fuoriclasse apprezzato per la grinta e il talento cristallino. La risposta degli aspiranti campioni altoatesini non si è fatta attendere: settanta iscrizioni per il primo turno e altrettante per il secondo. I posti a disposizione sono stati rapidamente esauriti. Un’iniziativa, dunque, assolutamente da ripetere.

L’unico neo, che certo non è imputabile agli organizzatori, è stato messo in evidenza su Facebook da diversi appassionati. «Sugli indumenti (le felpe ndr) di alcuni ragazzi era stampato in modo chiaro il brand di una nota sala da gioco. Sulle prime ho pensato che la formazione dei dirigenti, spesso, lascia a desiderare. C’è chi dice che soldi e voti non si commentano, ma si contano. Ma se i proventi arrivano bypassando le norme vigenti e l’etica, oltre al lavoro di molte persone che combattono fenomeni compulsivi come l’azzardo, allora è comprensibile che abbia fatto capolino l’indignazione del “buon educatore”».

Sono bastate un paio di telefonate per capire che si trattava di alcuni ragazzini dell’Under 14 dell’Hockey Club Bolzano, arrivati al camp con la scritta Admiral in bella mostra. Tra l’altro la legge provinciale prevede sanzioni pesanti per le sale da gioco che fanno pubblicità, ma anche il decreto Balduzzi parla chiaro. Già, ma chi applica le sanzioni per evitare il diffondersi tra i minori di fenomeni a rischio come l’azzardo? Nel pomeriggio è stato possibile avere più dettagli sulla «gaffe», grazie all’intervento di Giovanna Giuliano, coordinatrice dell’Hockey Club Bolzano Junior. «Confermo che alcuni dei nostri ragazzi girano tuttora con le felpe dell’Admiral, che però non figura tra i nostri sponsor. Si tratta del regalo del papà di uno dei nostri giocatori a parte della squadra».

Posto che il Bolzano non ci abbia guadagnato un solo euro resta comunque in piedi la questione etica: è giusto che una squadra di ragazzini vada in giro con la felpa di una sala da gioco? «Effettivamente - ammette la stessa Giuliano - non è una bella pubblicità per noi e una buona cosa per i ragazzi. A qualche genitore, visto che sono la coordinatrice dell’Hcb Junior, ho consigliato di coprire quella scritta con un’altra stampa o un logo. Qualcuno lo ha fatto. Visto che c’è chi, con l’azzardo si gioca anche lo stipendio, forse sarebbe il caso di intervenire in modo più deciso». Ieri, purtroppo, il presidente dell’Hcb Dieter Knoll (alle prese con la formazione della squadra per la Ebel) non ha risposto al telefono, ma sarebbe davvero il caso intervenisse per spazzare il campo da possibili equivoci. Anche per una questione di stile. E di buon senso.

Anche gli organizzatori del camp meranese sono scivolati sulla classica buccia di banana perché fino a ieri mattina sul sito dell’evento, tra gli sponsor, c’era anche l’Admiral. Per dovere di cronaca bisogna aggiungere che Christian Timpone, appena ne è venuto a conoscenza, proprio attraverso l’Alto Adige, ha fatto rimuovere il brand legato all’azzardo. «Noi - sottolinea Timpone - ci siamo occupati della parte tecnica e non certo degli sponsor. Eticamente non è una cosa sostenibile. Facciamo gli istruttori con passione ed entusiasmo e ci spiace davvero essere tirati in mezzo per questioni che non ci riguardano direttamente. La società che ha curato il marketing è stata richiamata ed ha subito corretto il tiro».

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