Salviamo l'affresco di SenesiOra serve la voce della città


Mauro Fattor


Prima di dirsi amareggiati. Prima di battersi il petto, affranti. Sgomenti. Sinceramente dispiaciuti. O anche prima di fare finta di essere sinceramente dispiaciuti. Prima di dire che ormai è tardi, senza dire che per qualcuno è sempre troppo tardi anche quando è troppo presto. Prima di tutto questo, ma soprattutto prima delle ruspe, facciamo qualcosa per salvare il grande affresco di Luigi Senesi che domina la facciata del liceo classico «Carducci» di Bolzano. Un pezzo di memoria della città, si è detto. Giusto. Ma quella è arte, non è solo memoria. E' qualcosa che riguarda tutti noi come valore riconosciuto e che va oltre le declinazioni affettive dei singoli e lo sguardo benevolo dei molti che con quell'affresco, a diverso titolo, sono cresciuti. Il nuovo, grande polo bibliotecario che sorgerà al posto del liceo classico non può nascere e mettere radici a partire da un omicidio culturale. Sarebbe una beffa inaccettabile. A lanciare il primo grido di dolore era stato nelle scorse settimane l'ex-assessore alla Cultura del Comune di Bolzano e storico preside del «Carducci», Claudio Nolet. Sabato si sono aggiunti gli appelli delle direttrici del Museion e del Mart, Letizia Ragaglia e Gabriella Belli, vale a dire le due massime autorità regionali nel campo dell'arte contemporanea. Adesso quella che serve è la voce della città. La nostra di voce la useremo, e forte. Su questo i lettori possono stare tranquilli, ma ci serve di più, ci servono lettere, prese di posizione, post sul nostro sito internet e gente che abbia voglia di metterci la faccia o la firma. Possibilmente anche un po' di ruggente indignazione, perchè insieme possiamo tentare di fare qualcosa. Il tempo per farlo c'è. I mezzi tecnici per salvare e spostare un grande affresco monumentale come quello di Senesi, anche. Non provarci sarebbe imperdonabile. E poi c'è un'altra cosa che ci stuzzica e su cui abbiamo voglia di metterci in gioco. Per un motivo o per l'altro - quasi fosse una maledizione - sembra che a Bolzano, ma in Alto Adige in generale, l'idea delle ruspe come scorciatoria d'elezione nel rapportarsi col passato, con l'arte, con la memoria, trovi sempre una nutrita schiera di volonterosi supporter. Gira e rigira si arriva quasi sempre lì. A noi invece non piace affatto, e non da oggi. Tanto più in questo caso, perchè il Senesi che ci interessa e che sta lì su quel muro, non è né italiano né tedesco né cinese. Quell'affresco parla a tutti di speranza e di slancio verso il futuro, come ha ricordato Letizia Ragaglia. E ci serve più che mai.

FIRMA L'APPELLO DELL'ALTO ADIGE













Altre notizie

il ricordo

«René, un modello per i nostri giovani con l’etica del samurai nel cuore» 

Il sindaco: «Spaziava dalle arti marziali al gruppo parrocchiale, dal Volkstanzgruppe all’Egetmann. E c’era sempre per tutti» Anche il papà era morto in montagna. Il campione e amico Zadra: «Un esempio in termini di coraggio, onore, lealtà con un pizzico di sana follia» (nella foto René Calliari con l’amico e coach Markus Zadra)


Massimiliano Bona

Attualità