Semirurali, il filo rosso degli orti 

Un libro racconta l’esperienza degli orti urbani di Don Bosco, che affonda le radici nella nostra storia


di Inrica Tudor


BOLZANO. È stato presentato di recente il libro «Common roots - orto comunitario come luogo d'incontro». Un momento di festa al termine di un percorso fatto con tanto lavoro e buona volontà. Fresco di stampa, è uscito a metà novembre ed è stato pubblicato dalla casa editrice «Raetia».

Le autrici del libro lavorano a questo progetto da anni. Su questo tema, infatti, tre di loro – Alessia Capra, Sandra Sordini e Giulia Dongilli – , ognuna secondo la propria passione, hanno basato la loro tesi di laurea. Insieme a loro anche Susanne Weiz, quarta coautrice, spiega che si tratta di un libro che punta, soprattutto attraverso fotografie e citazioni, ad evidenziare l'importanza di un filo rosso che collega passato e futuro.

Gli orti delle «Semirurali», infatti, sono stati in passato un luogo di incontro, socializzazione e condivisione per coloro che vi abitavano dagli anni trenta fino agli anni ’70, provenienti da tutta Italia, e adesso - i pochi terreni che sono rimasti - lo sono ancora.

Nel 2010, in qui fazzoletti di terra semi-abbandonati, l'associazione «Donne Nissà», ha costruito un orto comunitario e interculturale. “È importante – spiega Alessia Capra – sottolineare la funzione sociale di questo tipo di orti: ognuno ha bisogno di crearsi delle radici, di legarsi a un territorio riconoscendolo come proprio e ritrovarsi in un gruppo, una comunità, avendo la possibilità di esprimere la propria creatività senza costrizioni. L'orto ha svolto questo ruolo benissimo, sia in passato che adesso, in tutto ciò c'è molta ricchezza culturale, dalla condivisione dei diversi saperi agricoli a quelli linguistici e tradizionali». Sono interessanti inoltre gli aspetti storico-antropologici del libro, documentati da opportune ricerche, che raccontano una storia unica nel suo genere e peculiare della città di Bolzano, che è stata, non a caso, la prima città italiana in cui è sorto un orto comunitario. La presentazione della pubblicazione si è tenuta in mezzo alla bellezza delle piante e delle serre della Floricoltura Schullian in via Merano. Evi Keifl ha moderato un dialogo in cui, oltre alle autrici, sono intervenuti Gerda Gius, vicepresidente dell'associazione «Donne Nissà», che ha raccontato la storia dell'orto comunitario dalla sua nascita, Gabriele Antinarella, ex abitante delle “Semirurali” (dal 1940) che ha portato la sua testimonianza, spiegando cosa volesse dire coltivare l'orticello di casa più di cinquant'anni fa e come si vivesse in serenità e talvolta divertimento la multiculturalità – allora limitata alle regioni italiane. Anche l'assessora Maria Laura Lorenzini ha espresso il suo entusiasmo, dichiarando che «a nome del Comune, siamo pronti a fare ancora di più», ricordando il progetto pilota a proposito del piano urbano, che prevede, a marzo, l'allestimento di 71 orti di 30 metri quadri ognuno in varie zone della città.













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