Sempre meno bilingui È allarme tra le imprese 

La preoccupazione degli imprenditori altoatesini per il peggioramento della conoscenza di tedesco ed italiano tra i giovani di entrambi i gruppi linguistici


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Siamo ancora bilingui?». È il titolo dell’articolo, firmato da Mirco Marchiodi responsabile del centro studi di Assoimprenditori, apparso sull’ultimo numero della Südtiroler Wirtschaftszeitung, il giornale degli imprenditori sudtirolesi, in edicola ieri.

Si sposta così dal piano didattico-culturale-sociale a quello economico il dibattito di questi giorni, partito da uno studio della Sovrintendenza sulla conoscenza della seconda lingua in quarta elementare e II media italiana.

La scarsa conoscenza delle due lingue, in entrambi i gruppi, preoccupa gli imprenditori perché l’essere ponte tra due culture è stato, per decenni, uno dei punti di forza maggiori dell’Alto Adige. Basti dire che nel 2017 oltre la metà delle esportazioni altoatesine sono andate verso mercati di lingua tedesca (33% in Germania, 11% in Austria, 5,5% in Svizzera); dei sette milioni di turisti che ogni anno trascorrono le vacanze in provincia di Bolzano, più di 3 milioni arrivano dalla Germania, altri 700 mila sono austriaci e svizzeri; circa 2,5 milioni italiani.

Nell’articolo si cita il presidente della Camera di commercio Michl Ebner che, negli ultimi mesi, in occasione di vari incontri, ha ripetuto più volte: «Ho l'impressione che i nostri giovani siano meno bilingui rispetto al passato. Vale per la conoscenza del tedesco nelle città così come per quella dell'italiano nelle vallate. Dobbiamo motivarli di più, far comprendere meglio ai giovani e ai loro genitori quanto sia fondamentale il bilinguismo».

Un’impressione la sua confermata - nonostante i forti investimenti fatti dalla Provincia in questo settore - solo pochi mesi fa dai risultati dello studio Kolipsi 2 dell’Eurac: nel 2010, nelle scuole tedesche gli studenti che avevano buone competenze in italiano seconda lingua erano il 41 per cento; oggi sono circa la metà (20%). Per quanto riguarda il tedesco come seconda lingua, le competenze si attestano in prevalenza a un livello elementare: per la maggior parte degli studenti delle scuole italiane non è possibile partecipare attivamente a una discussione in tedesco su temi quotidiani.

«Dobbiamo tornare a puntare in maniera più decisa - dice Heiner Oberrauch, presidente del gruppo Oberalp-Salewa - sul plurilinguismo e fare quel passo in più che da sempre contraddistingue la nostra terra: il nostro successo è stato spesso dettato non solo dal conoscere una seconda lingua, ma dal comprendere e dal capire anche una seconda cultura».

Una difficoltà, quella di trovare personale bilingue, confermata anche da Claudio Corrarati, presidente della Cna-artigiani: «I nostri imprenditori hanno grossi problemi ad assumere personale con un buona conoscenza di entrambe le lingue sia a livello parlato che, ancora di più, scritto, visto che oggi tutto va via mail. Questo è un handicap sia a livello locale che per la conquista di nuovi mercati all’estero. Ricette per raggiungere un buon livello di bilinguismo non ne ho. Certo è che la creazione di una scuola materna unica, dove bambini dei due gruppi possano giocare in italiano e tedesco, sarebbe sicuramente d’aiuto, perché quando si è piccoli tutto è più facile. Da adulti costa ovviamente più fatica; parlo per esperienza personale. Mia madre è italiana ma è cresciuta a Varna e il tedesco lo sa; mio padre è originario di Rovigo e in casa non si è mai parlato tedesco. L’ho imparato quando negli anni ’90 sono entrato in un’azienda tedesca dove mi hanno dato 100 giorni per imparare la seconda lingua: se volevo l’assunzione, dovevo sgobbare. Ed è quello che ho fatto: l’ho imparato al punto da arrivare a sognare nell’altra lingua».

Difficile trovare personale bilingue e ancora di più trovarlo qualificato per un’azienda come la Microtec di Bressanone: «Molti dei nostri tecnici arrivano dalla Germania, dall’Austria e dal nord Italia - spiega Federico Giudiceandrea, ceo e presidente di Assoimprenditori - i primi hanno difficoltà con l’italiano, i secondi col tedesco. Risultato: spesso da noi si parla inglese. Ma ai giovani dico: imparate le lingue perché sono sempre più importanti in un mondo globalizzato».















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