Stop ai pesticidi, la marcia a Caldaro chiede il biologico 

La camminata attorno al lago. Oltre cento attivisti e simpatizzanti in corteo «per un’agricoltura che rispetti persone, ambiente e clima» Le sostanze tossiche per ettaro arrivano a picchi di 90 chili l’anno


Sara Martinello


caldaro. Nonostante la pioggia, la camminata per un’agricoltura biologica intorno al lago di Caldaro ha radunato oltre cento persone, tra attivisti e simpatizzanti, che ieri mattina si sono date appuntamento per chiedere una netta inversione di marcia dell’agricoltura. A dare una misura dell’urgenza di un cambiamento, l’Annuario dei dati ambientali 2018 redatto dall’Ispra, che recentemente ha fatto rimbalzare tra stampa, televisioni e social network i valori record dei pesticidi in Trentino Alto Adige.

Giacche a vento, ombrelli, bandiere e striscioni, in un paesaggio che un tempo ospitava specie animali e vegetali ora scomparse, come ribadisce Luigi Mariotti, del Wwf Bolzano. La quaglia ora sopravvive solo nel prato dell’aeroporto di San Giacomo, la raganella è estinta, l’iris sibirica pure. L’elenco comprende centinaia di antichi abitanti della valle dell’Adige, scomparsi per effetto della distribuzione degli habitat originari rispetto ai terreni da coltivare. Insomma, non si può essere animalisti senza essere anche ambientalisti.

Per un’agricoltura biologica.

«Oggi non manifestiamo contro qualcosa, come nel resto d’Italia. Qui a Caldaro manifestiamo per. Per il clima, per un’agricoltura che sia finalmente biologica». A parlare è Johannes Fragner-Unterpertinger, anima del movimento “La via di Malles”. Dal paese dell’Alta Venosta divenuto un simbolo in tutta Italia, con la visita di Vandana Shiva il mese scorso, a Caldaro è arrivata una delegazione di una decina di persone. Poco tempo fa l’ultima vittoria, l’assoluzione del sindaco Ulrich Veith da parte della Corte dei conti. I giudici hanno affermato, nelle motivazioni, la priorità della tutela della salute e dell’autonomia del Comune. «Ora sono curioso di sapere come faranno, nelle altre vertenze, a smentire il parere della Corte dei conti», prosegue il farmacista di Malles. Nel tempo il movimento ha dato vita a più progetti: la piccola latteria sociale di Prato allo Stelvio, che impiega solo latte di capra, o “Vinterra”, cooperativa sociale con sede a Malles che impiega diverse persone con disabilità, o ancora la cooperativa di comunità “Da”, che si occupa di cultura e di economia.

Un record amaro.

A dare una misura del problema sono i valori record dei pesticidi in Trentino Alto Adige, 62 chilogrammi l’ettaro ogni anno («con picchi di 90 chili», sottolinea Fragner-Unterpertinger), contro una media nazionale attestata sui 6,6 per ettaro. «Nel dossier di Legambiente pubblicato a marzo si legge di come in molti dei prodotti normalmente sulle nostre tavole i principi attivi siano appena al di sotto della soglia consentita», fa notare Alessia Politi, presidente del circolo altoatesino. Il problema è che non esistono studi sulla pericolosità della concomitanza di sostanze tossiche quando si mettano insieme più alimenti. Perciò Legambiente chiede che questo tipo di verifiche sia inserito nelle normative.

Biologico? Siamo indietro

In corteo anche i Verdi. Brigitte Foppa, Riccardo Dello Sbarba, Norbert Lantschner, Marialaura Lorenzini. È al vaglio delle commissioni del consiglio provinciale il ddl con cui i Verdi chiedono che sia applicato il principio minimo di precauzione, cioè il bando di tutte le sostanze sospette cancerogene o nocive (come il glifosato). «Chiediamo anche che i Comuni abbiano più potere sulle regole generali d’uso dei pesticidi e il potere di agire in base alla conformazione del territorio – prosegue Dello Sbarba –. Perché le analisi confermano che la deriva esiste e che le regole attuali non sono sufficienti: i pesticidi usati in val Venosta a Merano ci arrivano. Inoltre, chiediamo un forte incentivo all’agricoltura biologica. Pensiamo agli agricoltori biologici che hanno dovuto buttare via l’intero raccolto perché la deriva l’aveva contaminato con fitofarmaci». Intanto, già in diverse aree dell’Italia si guarda all’agricoltura ecosostenibile. «Finirà che un giorno tutti attorno a noi avranno il distretto biologico. Ma non l’Alto Adige».













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