Stop alle bancarelle di Piazza Erbe «Noi, commercianti di serie B» 

La brutta sorpresa. Momenti di tensione con gli agenti della municipale che ieri hanno fatto chiudere le attività Malumori anche tra i ristoratori che stanno tentando il servizio take-away: «Così non ha senso andare avanti»  


Paolo Tagliente


bolzano. In poche ore, Bolzano ha cambiato volto. Anzi, si è proprio spenta. Perché le nuove disposizioni anti-covid ne hanno spento il cuore pulsante: piazza delle Erbe. Via i colori delle verdure, delle spezie e della merce esposta. Cancellato il brulicare dei clienti. A dominare la piazza, da ieri, sono il verde delle bancarelle chiuse e il silenzio. Ma lo “spegnimento” di piazza Erbe non è stato un passo facile anche perché, ieri mattina, molti commercianti si sono presentati, come sempre, in piazza Erbe e hanno aperto le loro attività. A farle chiudere, però, ci hanno pensato quasi subito gli agenti della polizia municipale. E non sono mancati momenti di tensione perché, quella chiusura, è parsa a molti senza senso. Anche perché, come hanno fatto notare alcuni dei commercianti di piazza Erbe, negozi e supermercati restano regolarmente aperti. Rabbia, tanta rabbia, insomma, per chi si è visto costretto a gettare gran parte di frutta e verdura fresca pronta per la vendita. Merce che dovrà pagare ai grossisti, ma senza ricavarne alcun guadagno. «Purtroppo – commenta Andrea Jobstreibizer, presidente degli ambulanti nell’Unione commercio turismo servizi e responsabile anche del commercio su aree pubbliche – la politica ci considera commercianti di terza categoria . Ricordo che, alla fine del lockdown, i mercati sono stati tra le ultime attività a ripartire, con tempi diversi nei vari comuni. Ora, è arrivata l’ordinanza che “chiude” le bancarelle di qualsiasi genere merceologico, alimentari compresi. Difficile capirne il senso visto che, invece, i negozi di alimentari restano aperti. Assurdo. Anche perché, all’aperto, noi potremmo garantire distanze e condizioni di sicurezza».

I ristoratori

Atmosfera irreale anche nelle altre vie del centro storico cittadino, con ristoranti chiusi e plateatici deserti. Qualcuno ha deciso di non arrendersi, di non spegnere i fornelli e di portare avanti un servizio di take-away. «Un passatempo – commenta amaro Norbert Kier di “Italia&Amore” di via Argentieri – perché non è certo con il take-away che si può pensare di andare avanti. E se devo essere sincero, credo poco anche a un “sereno Natale”. Dicono che il virus si stia diffondendo più che in primavera e, oltretutto, a differenza di allora, stiamo andando verso i freddi mesi invernali. Sono pessimista». A dir poco desolato, qualche decina di metri più in là, James del ristorante Paulaner. «Prima – sbotta – l’altro ieri, abbiamo fatto 150 coperti al giorno, ora una manciata di clienti. Siamo in quattro e ci alterniamo nel locale. I costi di gestione sono alti e, in queste condizioni, non vale proprio la pena andare avanti». Per Michela Bassi, di Spizzico, in via Museo, la giornata di ieri non è stata diversa dalle altre, con molti dipendenti di enti e uffici vicini che si sono recati, come ogni giorno, a comperare qualcosa da mangiare da lei. «Molte persone, però – spiega – non conoscono le disposizioni. Ad esempio, non posso consentire ai clienti l’accesso alla toilette. E per i turisti non è un problema da poco».













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