Storia: l'Alto Adige avrà dal 2011 un istituto di ricerca

Dopo anni di discussioni, finalmente il progetto sembra essersi concretizzato: dovrebbe essere presentato a febbraio l'Istituto di studi storici



BOLZANO. Dopo anni di discussioni, finalmente il progetto sembra essersi concretizzato: dovrebbe essere presentato a febbraio l'Istituto di studi storici, un ente di ricerca finanziato (soprattutto) dalla Provincia ma che dovrebbe garantire autonomia nella propria attività scientifica grazie a un comitato di esperti di provenienza internazionale. L'idea è di aggregarlo a un'istituzione già esistente - quindi Eurac o Lub, come prime scelte - ma in questo senso non è ancora stata presa una decisione. Nei giorni scorsi, presentando un libro sulle Opzioni, la storica Martha Verdorfer ha lanciato un allarme: «A scrivere di certi temi di storia locale siamo più o meno sempre gli stessi da ormai quasi vent'anni: qui tutti parlano di una facoltà di Medicina per la Lub, ma io mi chiedo se non sarebbe il caso di istituire una facoltà di Storia...». Ecco: non nascerà una vera facoltà, ma qualcosa di simile vedrà probabilmente la luce l'anno prossimo. Si tratta di quell'Istituto di studi storici di cui da anni si parla - l'ultima volta la proposta era stata lanciata dall'assessora Kasslater Mur alla fine dell'anno hoferiano - ma che sembrava non concretizzarsi mai. La differenza rispetto a una facoltà è evidente - in un Istituto di questo tipo si fa ricerca ma non didattica -, ma non per questo il passaggio perderebbe di importanza. In questi mesi il gruppo di lavoro che si occupa della creazione dell'Istituto ha lavorato dietro le quinte. Il lavoro non è concluso, anzi: a quanto sembra mancano due elementi fondamentali. Il primo è la collocazione di questo Istituto. Si pensa di aggregarlo a un ente di ricerca già esistente, e la prima ipotesi era stato l'Eurac: ma qui la trattativa sembra essersi bloccata e così si è iniziato a pensare anche alla Lub. Ma la questione appunto non è ancora definita, così come non lo è il budget che sarà messo a disposizione: un'ipotesi è quella di ricavare parte dei finanziamenti dal fondo per i progetti di ricerca o dalle borse di studio per i dottorandi all'estero. Il quadro generale però è abbastanza chiaro. Si tratterà di un Istituto di storia regionale, intesa non come storia del Land, della provincia ma nel senso di regione alpina. «Dovrebbe occuparsi principalmente di storia contemporanea - dice Christine Roilo, direttrice dell'Archivio provinciale, che ha partecipato al tavolo di lavoro - ma prenderà in considerazione anche la storia moderna. Saranno fondamentali due elementi: la comparazione e l'interdisciplinarità, per esempio con collaborazioni con realtà già esistenti come l'Eurac». Nello statuto si dovrebbero indicare come punti qualificanti dell'Istituto «la professionalizzazione, l'internazionalizzazione e l'istituzionalizzazione della ricerca storica». L'Istituto non sarà formalmente integrato nelle ripartizioni provinciali. Riceverà i finanziamenti dalla Provincia (ma anche, negli auspici, da programmi di ricerca europei) ma sarà autonomo nell'attività scientifica. A garantirlo dovrebbe essere un comitato scientifico composto da 5-7 membri di provenienza internazionale che individuano le linee guida per la ricerca, stabiliscono i criteri per il reclutamento e valutano le ricerche alla loro conclusione. L'Istituto dovrebbe inoltre accompagnare ricerche di giovani ricercatori, per esempio dottorandi. Che dimensioni avrà? «Per il tipo di ricerca ipotizzata e per poter partecipare ai programmi comunitari - dice la Roilo - non dovrebbe avere meno di tre ricercatori, oltre a una direzione e a un'unità amministrativa. I ricercatori non solo saranno ovviamente di tutti i gruppi linguistici ma non è escluso che siano anche reclutati all'estero». L'Archivio provinciale non smetterà di fare ricerca ma bisognerà evitare doppioni.

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