Sui Ponti di Bolzano, noi e la nostra storia nelle foto d’epoca

Nella prima metà del secolo scorso, i fotografi attendevano i passanti per scattare immagini che sono diventate ricordi


di Ettore Frangipane


BOLZANO. Riprendiamo, per proseguirla, una rubrica che proporrà nelle settimane a venire le vecchie foto scattate sul ponte Talvera (ed anche sul Druso), nella prima metà del secolo scorso, quando fotografi professionisti attendevano al varco i passanti per scattare loro immagini, ricordi da conservare e tramandare. Una finestra aperta sulla Bolzano del passato.

Proponiamo per incominciare (a sinistra in alto) il ponte Talvera, fotografato verso via Museo, negli anni immediatamente precedenti la prima guerra mondiale. In precedenza vi si trovava un ponte in legno, poggiato su dieci piloni, largo poco più di cinque metri, senza marciapiedi e senza illuminazione. Collegava i comuni di Bolzano e Gries. Fu inaugurato nel 1900, ai tempi del borgomastro Perathoner, presenti i principi di Campofranco che lo percorsero per primi in carrozza, seguiti dalle autorità, dalle bande e dai cittadini festanti. Si notano i binari del tram (costruito nel 1908) e la pavimentazione a ciottoloni., sui quali, fino agli anni Cinquanta, sobbalzavano biciclette, carri, carrozze e le poche autovetture di quegli anni. Sulla sinistra (sempre nella foto in alto a sinstra) ecco la Cassa di Risparmio, come appariva, in stile eclettico, prima del suo rifacimento nel periodo fascista. Tutto a destra si intravede il casello del dazio tra i comuni di Bolzano e Gries in stile neo-gotico: chi passava il ponte con della merce, doveva fermarsi lì e pagare il dovuto al comune di Bolzano. Quando scendevano i contadini da San Genesio, lì si fermavano in attesa del via mandrie e greggi. Il casello del dazio, in pietra viva, tra le due guerre è stato trasferito all’inizio della strada che da Rencio sale al Renon, perché il suo aspetto troppo tedesco disturbava le autorità fasciste. E’ tuttora lì. Alle spalle del casello, verso il museo, si intravede una costruzione con un timpano neoclassico, tipo tempio greco sulla facciata: è la macelleria comunale. Via Museo si chiamava infatti originariamente Fleischgasse. Nei primi anni Quaranta via Museo fu intitolata a Italo Balbo, il governatore della Libia abbattuto in aereo per errore dalla contraerea italiana a Tobruk (28/6/1940). Dai vestiti dei pochi passanti si arguisce che ci si trova nella mezza stagione: un signore s’è tolto il mantello e lo porta su un braccio, non rinuncia al cappello che all’epoca era doveroso per tutti i ceti, le donne con le loro lunghe gonne spazzano il marciapiede. Inviate le vostre foto a info@frangipane.it

www.frangipane.it













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