Talvera, la mega briglia per fermare i tronchi 

La sta realizzando la Provincia a valle della Sill. Passeranno solo sabbia e ghiaia L’ultimo intervento della rinaturalizzazione del torrente. Ci sarà un nuovo «lago»


di Davide Pasquali


BOLZANO. Una estesa briglia di contenimento per salvare la città dai tronchi trascinati a valle dal torrente in piena. La sta realizzando la Provincia poco a valle della Sill, come misura di compensazione ambientale per lo sfruttamento idroelettico del corso d’acqua. Servirà per proteggere i ponti ma pure per rivitalizzare il Talvera, consentendo a numerose specie ittiche di risalirlo, raggiungendo una zona sicura dove deporre le uova e riprodursi.

Come precisa il direttore lavori - Philipp Walder, dell’ufficio sistemazione bacini montani nord - «contrariamente a quella preesistente, alta 7 metri e ora abbattuta, sarà una briglia aperta, con 4 varchi. Dietro, sostenuto da 5 pilastri, verrà appoggiato un enorme pettine di ferro. Quando arriverà la piena, la briglia tratterrà solo la legna. Passeranno invece sassi ciottoli e ghiaia. Il grosso di questo materiale viene già fermato da una briglia posta più a monte, in grado di trattenere 100 mila metri cubi. Il legno però galleggia; prima riusciva a oltrepassare entrambe le briglie e poteva arrivare fino in città, accumulandosi pericolosamente attorno alle pile dei ponti». Il problema è tutt’altro che indifferente, perché quello del Talvera è il bacino imbrifero più esteso dell’Alto Adige, «con tutti gli affluenti da Renon, San Genesio, Sarentino. Basta poco per “chiudere” un ponte». La nuova briglia, contrariamente a quella precedente, avrà un salto pari a zero. Negli scorsi due anni la Provincia ha fatto lo stesso dalla confluenza con l’Isarco in su - se ci è consentito usare questo termine - piallando le briglie ed eliminando così i salti. «Prima i pesci non riuscivano a superarli. Ora avranno un grande vantaggio: potranno risalire dalla confluenza con l’Isarco fino alla Sill. Questa parte terminale del Talvera funge da asilo per i pesci dell’Isarco: in caso di piene o con acqua troppo torbida, prima tentavano di ritirarsi qui ma i salti non lo consentivano. Riuscivano a passare solo i pesci grossi, che venivano a nascondersi. Han bisogno di materiale fine che nell’Isarco non c’è e poi trovano una pezzatura che qui c’è e altrove no. Ora, azzerato il salto di 7 metri, saliranno, poseranno le uova e riscenderanno». I lavori sono iniziati a fine 2017: giù la vecchia briglia, svuotata l’immensa quantità di materiale contenuto dalla stessa. Poi, si è cominciato a correre. Per fortuna l’inverno è stato freddo e, con le ghiacciate, nell’alveo in pratica non c’era acqua. Oggi si farà la gettata di cemento più importante di tutte, quella che coprirà i ferri dell’armatura. «Avevamo fretta, avevamo paura: se l’acqua dovuta allo scioglimento delle nevi fosse entrata nei ferri sarebbe stato un disastro». È andata bene, non fa ancora caldo... I lavori termineranno a fine 2018. «Alla fine sopra la briglia si creerà un grande bacino, dove poi effettueremo i lavori ecologici: posa dei massi ciclopici e rinaturalizzazione dell’alveo». Costo totale: 1,3 milioni di euro. Ma ne vale la pena, lo dicono le ultime rilevazioni: «Aumenta la popolazione ittica e anche la biodiversità. Variano anche le dimensioni dei pesci. Quelli grandi e forti vivono ovunque, i giovani e piccoli no; sono deboli, fanno fatica». Dopo i lavori di rinaturalizzazione degli scorsi due anni, nel Talvera son arrivate nuove specie, mai viste prima: «Non riuscivano a fare i salti». Ora tutti i pesci saliranno fino alla Sill, dove si sta pensando di eliminare pure l’ultima alta briglia, proprio sotto il parcheggio. Ma l’area geologica è delicatissima: «Prima avvieremo i sondaggi per vedere se sia possibile».













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