Tangenti Ipes a Bolzano: Kritzinger patteggia, Grando no

L'ex direttore dell'ufficio inquilinato cambia avvocato: «Darò battaglia alla Procura»


Mario Bertoldi


BOLZANO. La fase finale dell'inchiesta sullo scandalo Ipes potrebbe riservare notevoli sorprese. Dopo la notifica dell'avviso conclusione indagine che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, alcuni degli indagati stanno mettendo a punto la strategia processuale. Con qualche sorpresa. Stefano Grando, uno dei funzionari Ipes coinvolti pesantemente (all'epoca dei fatti fu arrestato) ha deciso di contestare in toto il quadro accusatorio della Procura della Repubblica. Il dirigente dell'istituto si prepara ad una battaglia giudiziaria lunga per la quale ha anche deciso di cambiare il proprio avvocato di fiducia, ingaggiando un legale di Catania, completamente estraneo all'ambiente del Foro bolzanino. Un atto che ha il sapore della «dichiarazione di guerra» a livello legale. Grando, dunque, ritiene di dover andare sino in fondo nella contestazione del teorema d'accusa. Di conseguenza si arriverà alla totale contestazione delle ipotesi accusatorie della Procura. Stessa posizione assunta anche da alcuni impiegati Ipes coinvolti nell'indagine e per i quali la Procura intende procedere con la richiesta di rinvio a giudizio. E' il caso di Walter Boldrin il cui legale, l'avvocato Marco Ferretti, ha già consegnato al sostituto procuratore Axel Bisignano una memoria difensiva in base alla quale chiede di essere prosciolto con archiviazione della sua posizione. Boldrin si è trovato coinvolto nello scandalo unicamente per un lavello da 180 euro che avrebbe dovuto essere montato a casa sua da una delle ditte di Mirco Moser, il principale artigiano coinvolto nella vicenda. «Dimostreremo che più volte Boldrin sollecitò l'invio della fattura perchè il lavello (che poi in realtà non fu neppure mai installato a casa dell'indagato) avrebbe dovuto essere regolarmente pagato. Tra gli inquisiti dell'Ipes chi pensa alla possibilità di un patteggiamento o rito abbreviato è Peter Kritzinger, altro funzionario dell'istituto finito a suo tempo in carcere per tre mesi a tutela dell'indagine in corso. Sono ben 15 le imputazioni che vengono contestate a Kritzinger che durante l'indagine preferì restare in carcere senza neppure chiedere di essere interrogato. Il suo legale, l'avvocato Giancarlo Massari, avanzerà ora la richiesta di essere sentito. «Su alcuni episodi di piccolo calibro potremmo anche verificare il vantaggio di un mini patteggiamento - puntualizza ancora l'avvocato Massari - ma su diversi punti del capo d'imputazione siamo convinti di andare avanti perche le accuse, tra il resto, sono generiche e assolutamente non documentate o provate». In particolare l'avvocato difensore di Kritzinger intende essere sentito dal pubblico ministero Bisignano in relazione alle accuse sulla presunta percentuale del 5 per cento che avrebbe incassato in relazione ad alcune fatturazioni. «Non c'è nulla agli atti che provi una situazione di questo tipo» puntualizza ancora l'avvocato Massari che ritiene il proprio cliente completamente estraneo anche all'accusa di aver incassato del denaro a seguito della sovrafatturazione di alcuni importi per un totale di 16 mila euro. Insomma, fin che si tratta di ammettere di aver accettato un paio di regali a Natale e al proprio compleanno, Kritzinger sembra disposto a patteggiare, sul resto assolutamente no. Su alcuni punti sarà «battaglia» in aula anche per lui.

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