Terminato il Ramadan L’imam: «Vogliamo pace»

Un migliaio di musulmani si sono incontrati per la festa al PalaMazzali La guida religiosa: «Dobbiamo comportarci bene ogni giorno, saper convivere»


di Alan Conti


BOLZANO. «Pace». L'imam Abdurraham Fana non parla italiano, ma una parola ha deciso di fissarla bene in mente. «Pace. Dobbiamo perseguirla ovunque, cercare di conquistarla in ogni nostro passo, lavorando quotidianamente sulla convivenza ed il rispetto reciproco». Lo spiega prima di entrare nella palestra del PalaMazzali di viale Trieste, dove un migliaio di musulmani si sono trovati ieri mattina per festeggiare l'«Id Al Fitr», la celebrazione per la fine del Ramadan. Sono arrivati da tutta la regione. Centinaia di musulmani si sono incontrati anche al Palaonda, come tutti gli anni. Il Ramadan è la seconda festività più importante della cultura islamica. Letteralmente, è la «Festa dell'Interruzione», la fine del digiuno. Una preghiera comunitaria con gli uomini in ginocchio sopra i tappeti e le donne in fondo alla palestra. Uno stacco netto e, in mezzo, i bambini che corrono e giocano in piena libertà. «Nei miei interventi insisto molto sulla morale», continua l’imam Fana, «perché è importante comportarsi bene. Dobbiamo essere un esempio di convivenza, dai piccoli problemi di condominio alla convivenza tra comunità. Sappiamo che il clima non è facile, perché attorno alla nostra religione ci sono diffidenza e paura, ma l’Italia e questa regione sono i luoghi giusti per farcela. C’è rispetto reciproco e una voglia concreta di vivere in pace». Una parola che si trasforma velocemente in un mantra, ripreso anche da Mustapha Younes, uno degli organizzatori della festa. «È il nostro obiettivo anche in questa giornata che, tradizionalmente, si apre con una preghiera collettiva di ringraziamento prima di recarsi a visitare i parenti e gli amici. È anche l’occasione per raccogliere alcune offerte, che vengono poi destinate a chi ne ha più bisogno. Nel nostro piccolo abbiamo voluto mantenere vivo questo importante appuntamento anche qui. In pace».

Il mese di Ramadan non sempre viene compreso. «I primi anni era più complicato, perché veniva considerato qualcosa di assolutamente anormale. Adesso il numero di persone che seguono questo precetto è più consistente e il livello di conoscenza e accettazione è aumentato. Ci sono datori di lavoro che ci vengono incontro con i turni o le ferie, in modo da gravare meno su di noi in questo periodo. Naturalmente non ci siamo mai tirati indietro, perché è giusto continuare a fare il proprio lavoro», spiega Younes. Il Ramadan è diventato un tema scolastico. «I bambini sono ovviamente esonerati dal digiuno», chiude Younes, «ma è normale che nelle classi se ne parli. Alcune maestre hanno trovato giusto spiegare a tutti i bambini il significato di questa pratica».

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