Terremoto nell’accoglienza Tremolada si licenzia

Il responsabile dell’area profughi di River Equipe ha sbattuto la porta Si fanno sempre più insistenti le voci dell’ingresso nel settore della potente Eos


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Per il mondo dell’accoglienza ai richiedenti asilo è un terremoto. Andrea Tremolada lascia River Equipe, la potente onlus della ancora più potente Volontarius, l’associazione che in questi anni è diventata il punto di riferimento nei servizi per i profughi. Tremolada sbatte la porta, dopo quindici anni si dimette e ricomincia da un’altra parte. Non si tratta di un operatore qualsiasi. Responsabile dell’area profughi di River Equipe, Tremolada è la memoria storica di questo settore, cresciuto esponenzialmente in pochi anni. «Quando sono arrivato seguivamo 30 profughi, oggi sono diventati 1200», racconta Tremolada, che non comunica ancora il nuovo impegno e le ragioni dello strappo. «Ho scelto un lavoro di servizio alle persone e questo voglio continuare a fare», dice però Tremolada, «Non va bene se tensioni di altro tipo, politiche o di potere ad esempio, si intromettono. Sono pronto a ricominciare da un’altra parte».

Volontarius è diventato un piccolo impero nel mondo del sociale. E proprio Volontarius con il presidente Claude Rotelli è al centro della guerra intestina in Confcooperative. Rotelli, già presidente di Confcoop, si è schierato con la sede nazionale, mentre tutto il gruppo dirigente di via Galilei, privato da Roma della rappresentanza, ha deciso di proseguire in proprio. Con il neo presidente Giuseppe Avolio si è schierato, tra gli altri, Walter Petrone, il presidente di River Equipe.

Nella galassia di Volontarius, vistosamente divisa, c’è tensione. La vicenda del controllo di Confcoop (a breve la prima udienza in tribunale) pare marginale. In discussione ci sarebbe il metodo di gestione di Volontarius, conflitti con l’impostazione di Rotelli (si parla di gestione familiare, con due Rotelli nel Cda), difficoltà per una struttura cresciuta molto, in fretta, dovendo reclutare e formare collaboratori per garantire l’apertura delle case di accoglienza e degli altri servizi. Molto lavoro, molto denaro (incarichi per oltre tre milioni di euro), conflitti e rivalità. Volontarius è stata utile per gestire l’emergenza. Ma non è più una emergenza. È un fenomeno che durerà molti anni e dovrà trovare risposte nelle vallate, non solo nel capoluogo. Non è allora un caso che proprio mentre la galassia bolzanina Volontarius soffre una crisi di crescita, si prepara a scendere in campo la galassia delle cooperative sudtirolesi, a partire dalla potente pusterese Eos, impegnata nel sociale ma non ancora nell’accoglienza profughi. In base ai dati diffusi in giugno dall’assessora Martha Stocker, Volontarius ha 55 dipendenti e 350 volontari. Il suo Cda è composto da Claude Rotelli (presidente), Stefano Holzner, Andrea Tremolada, Liliane Rotelli e Franco Grigoletto. Nonostante le dimissioni da River Equipe, Tremolada al momento non lascerà il Cda di Volontarius.

Per quanto riguarda Eos, viene vista come la struttura che si prepara a entrare in forze. L’avvisaglia si è avuta circa un anno fa, quando Ulrich Seitz, stimato collaboratore dei Martha Stocker (direttore dell'Ufficio ospedali) ha lasciato la Provincia per andare a lavorare alla cooperativa sociale Eos (presidente Heiner Nicolussi-Leck, direttrice Barbara Pizzinini), con sede anche a Bolzano (Rencio). Seitz esclude che Eos possa farsi carico della gestione di maxi strutture come l’ex Alimarket, ma conferma l’interesse all’ingresso nel settore dell’accoglienza: «In realtà Eos operava già negli anni Novanta con i profughi dell’ex Jugoslavia. Ci è stato chiesto di sviluppare idee per la gestione di piccole case nelle vallate. Possiamo inoltre curare la formazione dei collaboratori di Volontarius e Croce rossa». Quali ripercussioni sulla ripartizione dei profughi sul territorio e nel modello di accoglienza in questa operazione? Quale ruolo vi gioca la Provincia?

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