Troppi farmaci e ormoni dagli scarichi nei fiumi

Valori rilevanti: i pesci cambiano sesso. Ecocenter punta sulla fitodepurazione Nell’impianto dei rifiuti organici di Lana sperimentazione con le mosche soldato


di Antonella Mattioli


BOLZANO. Farmaci e ormoni nei corsi d’acqua: a farne le spese innanzitutto i pesci che in qualche caso cambiano sesso, poi i prodotti dell’agricoltura e gli animali, fino all’ultimo anello della catena rappresentato dall’uomo. È quanto emerge dallo studio “Proacqua”, condotto nell’arco di più anni e su vari impianti di depurazione dell’Alto Adige, da Ecocenter, la società che li gestisce: la ricerca è stata presentata ieri in occasione dell’assemblea dei soci, dove siedono i rappresentanti della Provincia, dei Comprensori e dei 110 Comuni, di cui Bolzano con il 43% è il socio di maggioranza. Ma gli attuali sistemi di depurazione non riescono a “ripulire” le acque reflue anche da farmaci ed ormoni che assunti dell’uomo, finiscono nelle urine e quindi negli scarichi?

«Purtroppo, nonostante i nostri impianti siano dotati di sistemi di depurazione molto sofisticati - ha spiegato il presidente del cda Stefano Fattor che è stato confermato ieri per i prossimi tre anni - non si riesce ad eliminare tutto. Per questo la seconda parte del progetto, che partirà a breve a livello sperimentale, prevede di aggiungere una fase di fitodepurazione: in laboratorio si è potuto osservare che l’unico modo per eliminare farmaci ed ormoni è quello di usare le piante».

Il risparmio energetico. L’altro dato interessante relativo agli impianti di depurazione riguarda il miglioramento dell’efficienza: in sei anni si è riusciti ad aumentare di un terzo la quantità di acque trattate, riducendo di un terzo il consumo di energia, ciò significa un risparmio anche economico, oltre che ambientale, di due milioni e mezzo di euro all’anno.

La mosca soldato. Durante l’assemblea dei soci è stato presentato anche un altro progetto relativo all’impianto dei rifiuti organici di Lana, dove si smaltiscono circa 10 mila tonnellate all’anno, mentre altre 5 vengono inviate nell’impianto di Cadino, in Trentino. Questo in attesa dell’ampliamento della struttura che nel 2018 sarà in grado di “lavorare” 35 mila tonnellate.

«Attualmente dai rifiuti organici - ha spiegato Fattor - ricaviamo energia, ma anche quello che si chiama fango digestato che esportiamo a Mantova. Sono circa 2 mila tonnellate all’anno (ma diventeranno di più dopo l’ampliamento della struttura), al costo di 85 euro ciascuna. Una scelta necessaria questa dettata dal fatto che il fango digestato, risultato del trattamento in assenza di ossigeno dei rifiuti organici, ha bisogno di tre settimane di maturazione prima di diventare un buon concime per la campagna: ma non ci possiamo permettere un’attesa così lunga perché questa sostanza emana degli odori nauseabondi. Adesso, grazie ad uno studio condotto in laboratorio con l’Università di Bolzano, sembra che si sia riusciti a trovare una soluzione per eliminare il problema. Come? Grazie alla mosca soldato: ogni insetto deposita circa 4 mila larve che mangiano il digestato e producono poi degli escrementi che sono un compost perfetto, ovvero senza odori».

Ma solo una piccola parte delle larve servirà per questo scopo, le altre verranno congelate, poi tritate e successivamente utilizzate come integratore per i mangimi degli animali. La sperimentazione partirà in autunno. Inoltre si attende a giorni la direttiva europea che dovrebbe consentire di mettere direttamente in rete il biogas prodotto dall’impianto di Lana, mentre oggi viene convertito in energia elettrica.













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