Truffa aggravata a Sel: 2 anni e mezzo a Rainer

L’ex direttore generale si appella alla Corte, ma viene condannato Si preannuncia anche un maxi-risarcimento in sede civile. Rischio prescrizione


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Non è stato sufficiente neppure l’appello finale che Maximilian Rainer ha voluto lanciare di persona al collegio giudicante prima che entrasse in camera di consiglio. L’ex direttore generale di Sel è stato condannato a 2 anni e mezzo di reclusione (con una multa di 1500 euro) per truffa aggravata ai danni della stessa società di cui era alto dirigente. La seconda imputazione di abuso d’ufficio è stata considerata “assorbita” dalla prima. Il procedimento rischia però di svanire per prescrizione a fine agosto dell’anno prossimo. La Procura (con il procuratore capo Guido Rispoli) aveva chiesto una sentenza più severa ritenendo che l’imputato andasse condannato a 4 anni e mezzo sia per truffa che per abuso in atti d’ufficio. In realtà il tribunale (presidente Carla Scheidle, a latere Michele Paparella e Oswald Leitner) ha utilizzato criteri di giudizio perfettamente in linea con quelli decisi dal giudice Carlo Busato nei procedimenti con rito abbreviato a carico dei due coimputati e cioè Klaus Stocker (all’epoca presidente del consiglio di amministrazione di Sel) e di Franz Pircher (ex presidente del collegio sindacale). I due erano stati condannati ad un anno e sei mesi con un sensibile sconto, rispetto a Rainer, solo per effetto del rito abbreviato. Nei due procedimenti, però, la verità processuale emersa è risultata assolutamente la stessa.

Il raggiro. Entrambi i processi hanno infatti stabilito che all’epoca dei fatti (24 novembre 2006) il consiglio di amministrazione di Sel fu mal informato e indotto a non acquistare la centralina di Mezzaselva non perchè non fosse conveniente acquisirla (il Pm ieri l’ha definita una “gallina dalle uova d’oro” in grado di garantire un reddito di 100 mila euro l’anno per 30 anni) ma per il semplice motivo che Rainer e soci avevano deciso di rilevarla privatamente. Ieri è caduto nel vuoto ieri anche l’ultimo appello di Rainer ai giudici: «Chiedo di essere giudicato - ha detto ai giudici prima della camera di consiglio - per i fatti veri che emergono dagli atti e non per pregiudizi legati ad uno scandalo creato ad hoc, con grande aiuto dei media. Mi sono sentito condannato ancor prima dell’inizio del processo».

Gli uomini del potere. Le parole dell’ex direttore generale di Sel non hanno cambiato la storia di questo processo che ha portato alla condanna degli uomini di fiducia del potere politico per il comparto energia negli anni in cui si sono definite alcune strategie importanti della Provincia nel controllo del settore. Ecco perchè la condanna inflitta ieri a Rainer (dopo i 2 anni e 8 mesi per le concessioni idroelettriche taroccate) è importante. Una conclusione diversa di questo processo avrebbe, nei fatti, sbugiardato anni di lavoro della Procura capace di far emergere appetiti illegittimi di pubblici amministratori al di sopra di ogni sospetto. «Quale consiglio di amministrazione avrebbe indotto la propria società di riferimento a non assicurarsi guadagni per 3 milioni di euro nei 10 anni successivi a fronte di un investimento di appena 186 mila euro?» si è chiesto ieri in aula,in fase di replica, il procuratore Guido Rispoli richiamando i giudici ad una valutazione «di buon senso». E’ tra il resto Rainer, in qualità di direttore generale di Sel, non avvisò il Cda della Sel della propria intenzione di rilevare privatamente (con una società costituita ad hoc) la centralina idroelettrica indicata come fatiscente e poco redditizia. Evidente, secondo l’accusa, il danno provocato alla Sel (quantificato dalla parte civile in 2,3 milioni di euro). In effetti in sentenza i giudici hanno condannato Rainer anche al risarcimento della società con quantificazione del danno da stabilirsi in sede civile (non accogliendo la richiesta di una provvisionale di 500 mila euro). Rainer dovrà però risarcire subito (per 6900 euro) le spese di costituzione di parte civile di Sel.

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