Tumore «ignorato», urologo a processo

Medico dell’Asl a giudizio per omicidio colposo. Non guardò la Tac e non informò il paziente, che morì alcuni mesi dopo


di Susanna Petrone


BOLZANO. Il giudice per le udienze preliminari Silvia Monaco ha rinviato a giudizio per omicidio colposo Helmuth Walter Schuster, 58 anni, urologo all'ospedale di Bolzano. Secondo l'accusa, il medico non avrebbe fatto vedere ad un paziente una cartella nella quale gli si diagnosticava un tumore per il quale poi, non avendolo curato, il paziente morì. Il medico, che all'epoca dei fatti lavorava a Brunico, è accusato di omicidio colposo in seguito alla morte, nel 2011, di Maurizio Maestrini, 53 anni, affetto da tumore alla vescica.

La storia. Nell’aprile 2010 Maurizio Maestrini va in ospedale a Brunico perché lamenta da settimane dei forti dolori all’addome. Viene visitato al pronto soccorso dall’urologo Helmuth Walter Schuster, che effettua prima un’ecografia - insospettito da quello che vede - e poi richiede una Tac.

Due settimane dopo Maestrini torna al nosocomio pusterese. Si sottopone alla visita. Chiede quando riceverà il referto, ma in radiologia gli dicono che «se c’è qualcosa di anomalo sarà avvisato direttamente dall’urologo».

Passano otto mesi. Maestrini, nel frattempo, è finito al pronto soccorso già altre cinque volte. Il 4 novembre 2010, stanco dei dolori, chiede di essere sottoposto ad una nuova visita urologica.

In ospedale c’è il sostituto di Schuster. Lo specialista apre la cartella clinica del paziente. Si rivolge a Maestrini e gli chiede: «Ma nessuno le ha detto che lei ha un tumore alla vescica?». La risposta, secca, è «no».

Nessuno, in otto mesi, ha controllato il risultato dell’esame. Nemmeno il dottor Schuster, pur essendo stato lui stesso a richiedere la Tac. Il paziente è sotto choc. Lo specialista gli fa leggere il referto: già a metà aprile 2010 il radiologo sottolineava «che era presente una massa anomala e che quindi era essenziale effettuare ulteriori accertamenti per procedere con la terapia».

Maestrini muore il 19 settembre 2011. Se il tumore fosse stato preso in tempo ,il 53enne avrebbe potuto sconfiggere il male. Prima di morire Maestrini ha denunciato Schuster, che ieri è stato rinviato a giudizio dal giudice dell’udienza preliminare Silvia Monaco.

L’indagine. L’ex moglie e i tre figli di Maestrini si sono costituiti parte civile. Il loro legale, l’avvocato Marco Dall’Aglio, ha chiesto una perizia: «Secondo il perito - spiega -, Maestrini aveva l’85% di possibilità di sopravvivere se fosse stato sottoposto alle cure subito, nell’aprile del 2010, e cioè quando in radiologia hanno notato l’anomalia».

Ma com’è possibile che nessuno abbia avvisato il paziente?

I carabinieri del Nas hanno sentito il secondo urologo che guardò Tac, accorgendosi del tumore. Le indagini hanno appurato che non esiste un vero e proprio sistema di allerta all’interno degli ospedali altoatesini. Il reparto di radiologia procede all’inserimento dell’esito dell’esame nel sistema informatico, senza consegnarlo all’interessato. Il referto viene letto solo dal medico che ha richiesto la Tac. «L’esame - spiega il sostituto di Schuster - l’ho visto attraverso il programma informatico Ikis in uso all’ospedale di Brunico dove vengono inseriti, a cura del medico, tutti i dati sanitari relativi alle condizioni del paziente».

Il direttore di comprensorio dell’ospedale di Bolzano Umberto Tait non si sbilancia sulla vicenda. Si limita a dire che «il dottor Schuster non verrà sospeso».

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