«Una Procura di fatti, non di apparenze» 

Il procuratore risponde alle critiche di Tarfusser: «Nei miei anni non solo certificazioni di qualità ma anche grandi inchieste»


di Mario Bertoldi


BOLZANO. «La mia è stata una Procura della Repubblica dei fatti e non delle apparenze». È severa la replica del dottor Guido Rispoli, procuratore generale del Molise (che per sette anni ha guidato la Procura di Bolzano) alle critiche a scena aperta lanciate dal vicepresidente del tribunale penale dell’Aja Cuno Tarfusser, predecessore di Rispoli alla guida della Procura bolzanina.

Come noto nei giorni scorsi il dottor Tarfusser (ormai in scadenza nel suo ruolo di giudice internazionale) aveva lamentato che tutte le innovazioni da lui introdotte in fase di organizzazione della Procura sarebbero state progressivamente abbandonate dai suoi successori. La sua fu una presa di posizione molto amareggiata. «Quello che avevo costruito e che era diventato un modello per tutta Italia - disse in un’ intervista - è stato smontato un pezzo alla volta. Mi dispiace per i cittadini e per tutti i collaboratori».

La critica non faceva riferimento solo alla gestione attuale della Procura «ma agli ultimi nove anni», dunque comprendendo anche il periodo gestito dal dottor Guido Rispoli per anni protagonista di molte inchieste del filone “mani pulite” con lo stesso Tarfusser. E la risposta dettagliata del dottor Rispoli (rientrato a Bolzano per le festività pasquali) è arrivata puntualmente.

Ricordiamo che Rispoli ha guidato la Procura di Bolzano dal 29 novembre 2009 al 18 aprile 2016. Ovvio che le pesanti critiche del dottor Tarfusser abbiano provocato una certa reazione. Le precisazioni del dottor Rispoli, come è sempre stato nel suo stile, si basano su fatti oggettivi (lo puntualizza lo stesso alto magistrato) e non su valutazioni personali. In una nota Rispoli definisce “arbitrarie” le dichiarazioni rilasciate recentemente alla stampa sulla gestione degli ultimi nove anni della Procura dal dottor Tarfusser.

«Sotto la mia direzione - puntualizza il dottor Rispoli in una nota - la Procura della Repubblica ha sempre confermato la certificazione di qualità, ottenendo in occasione di tutte le verifiche annuali giudizi più che lusinghieri».

«È vero - puntualizza ancora il dottor Rispoli - che non ho provveduto a rinnovare i documenti concernenti la “carta dei servizi” ed il “bilancio sociale”, ma questo è avvenuto perché le relative copie cartacee, realizzate all’epoca del dottor Tarfusser , erano state inviate al macero in gran quantità perché non utilizzate».

La nota del dottor Rispoli prosegue ricordando, nella sostanza, le grandi inchieste curate dalla Procura durante il suo periodo da procuratore capo a Bolzano. «Nel corso del mio mandato - scrive il dottor Rispoli - sono state effettuate indagini di grande importanza in particolare nel comparto dei reati della pubblica amministrazione (a titolo esemplificativo cito i processi “Sel” e “Stein an Stein”, entrambi conclusisi con sentenze confermate dalla Corte di Cassazione e dunque diventate definitive che hanno accertato la validità delle ipotesi accusatorie) nonché in materia di reati di riciclaggio ed in danno all’erario con il recupero di beni ed importi di denaro in favore delle casse dello Stato per un ammontare complessivo superiore ai 50 milioni di euro».

Nella nota il dottor Rispoli conclude ricordando che «l’importanza dei risultati da me ottenuti è stata pienamente condivisa dal Consiglio superiore della magistratura al momento della nomina a Procuratore generale presso la Corte d’appello di Campobasso».

Il documento del procuratore generale Rispoli è l’ultimo atto di uno strappo profondo tra due magistrati per molti anni legati da una stretta amicizia. Poi la rottura, a quanto pare insanabile, anche e soprattutto per alcune posizioni assunte dal dottor Tarfusser che hanno ferito profondamente il procuratore Rispoli. Su tutti il caso del brindisi a cui partecipò il dottor Tarfusser con l’ex governatore Luis Durnwalder ed i suoi avvocati (in un bar a due passi dal tribunale) per l’assoluzione ottenuta a conclusione del processo in cui la Procura (su inchiesta curata da Rispoli) aveva chiesto la condanna per la gestione dei cosiddetti fondi riservati. Fu molto importante la deposizione resa in aula dallo stesso Tarfusser su istanza della difesa.

Una situazione che ha finito per generare tensioni e veleni in cui si sono inserite anche le accuse di Tarfusser sui processi di riorganizzazione degli uffici e di ottimizzazione delle risorse che sarebbero stati via via abbandonati. Ora la risposta del procuratore generale Rispoli: «La mia è stata una Procura della Repubblica dei fatti e non delle apparenze».

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